Sono stati gli eroi della lotta al Covid: medici, infermieri e tutti i professionisti della sanità, acclamati e poi, in molti casi, dimenticati. Figure che però anche in Puglia sono sempre più difficili da trovare a causa delle carenze d’organico che, dal Gargano al Salento, pesano sulle diverse Asl. E l’estate aggraverà la situazione soprattutto nelle zone di mare.
A livello nazionale, secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) di infermieri ne mancano oltre 60mila. E, senza una soluzione alla carenza di organico, chi rischia di più non è soltanto l’assistenza, ma anche l’applicazione del Pnrr che, nella «missione 6» (Salute), stabilisce l’utilizzo delle risorse disponibili per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.
In Puglia, tra le regioni in cui la carenza infermieristica è più pesante, all’«appello» mancherebbero 4.825 infermieri (2.177 sul territorio e 2647 in ospedale).
«I dati sono decisamente sconfortanti - commenta Saverio Andreula, presidente dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bari -, soprattutto se confrontati con quelli di altre Regioni del Nord Italia. Anche se con molto ritardo, gli Organismi preposti, finalmente stanno provando a porre riparo a questo annoso problema. Ovviamente, non c’è più tempo, pertanto, bisogna accelerare il più possibile per riuscire a essere pronti per rispondere alle crescenti necessità della popolazione ed anche a quanto previsto dal Pnrr. Per esempio, basti pensare che, per garantire la copertura a livello regionale dei soli Infermieri di Famiglia e di Comunità, necessitano oltre 1300 unità e che, per la sola provincia di Bari, ne servono oltre 433 unità. Senza questi investimenti, la medicina di prossimità rischia di rimanere solo una bella idea».
Tale carenza di personale, infatti, si ripercuote anche sulle figure degli infermieri di famiglia e di comunità. La Regione Puglia ha quasi 32 milioni di euro da spendere per l'assunzione di 700 Infermieri di famiglia e di comunità (Ifec), ma reperirli è diventato assai difficile.
«La nostra Regione, finora, - commenta il presidente di Opi Bari che è anche referente regionale di Fnopi - poco ha fatto e tanto ha ancora da fare. Noi come Ordini professionali, abbiamo messo in campo azioni a supporto del Legislatore regionale, ora, si spera di poter raggiungere a breve i tanto attesi risultati».
«La recente pandemia, in particolare nelle Regioni laddove il territorio, nel corso degli anni, è stato depauperato da risorse e funzioni, ha messo in evidenza tutti i limiti del modello ospedalocentrico. Come abbiamo potuto vedere, la mancata funzione filtro del territorio, purtroppo, ha determinato un gran numero di decessi. In Puglia, grazie all’immane e quotidiano lavoro degli Infermieri addetti all’assistenza domiciliare, è stato possibile evitare tanta sofferenza. Se ci fosse già stata una presenza più massiva di professionisti infermieri, si sarebbe potuto fare molto di più».
Rimanendo sempre in tema di pandemia, proprio a Bari, nell’ospedale «San Paolo», ha avuto buon esito la sperimentazione di un reparto per pazienti Covid asintomatici o paucisintomatici a gestione infermieristica: una innovativa organizzazione che, in caso di una riacutizzazione del Covid19, consentirà di continuare regolarmente con tutte le ordinarie attività assistenziali senza fare ricorso al blocco totale che abbiamo assistito in questi anni di pandemia. «Praticamente - spiega Saverio Andreula - per i pazienti che necessitano di ricovero per cause non attribuibili al Covid19 ma che sono risultati positivi all’ingresso o nel corso della degenza vengono indirizzati a questo reparto a gestione infermieristica (il gruppo di infermieri è sempre lo stesso ed è altamente preparato allo scopo seguendo il decorso dei pazienti in condivisione con gli specialisti medici del reparto di provenienza) ma restano sempre sotto il controllo e le cure dei medici del reparto di destinazione originaria. In questo modo si evita innanzitutto di infettare gli altri pazienti e l’attività degli altri reparti di degenza e degli altri servizi può proseguire regolarmente senza la necessità di interrompere e sospendere l’attività assistenziale».
La penuria di infermieri, come detto, si acuirà soprattutto in previsione dell’imminente estate e soprattutto nelle marinerie. La concomitanza delle ferie estive e la mole di lavoro mette infatti a serio rischio la tenuta del servizio già in sofferenza.
Non solo. Con l’estate ormai alle porte Opi Bari ha scritto una lettera alle istituzioni politiche e sanitarie per sollecitarle a fornire adeguata formazione e dispositivi di protezione individuale agli operatori impegnati nel soccorso in mare (medici, infermieri, soccorritori, ecc.). Una sollecitazione che scaturisce da un fatto di cronaca avvenuto lo scorso 1 maggio quando fu necessario un intervento sanitario urgente nei confronti di una persona imbarcata su una motonave della compagnia Grimaldi Lines e colta da malore in navigazione nelle acque del compartimento marino di Bari.
«Visto l’approssimarsi del periodo estivo, che esalta la vocazione turistica della Puglia, - spiega meglio Andreula - abbiamo suggerito la riattivazione del Progetto (Emersanmare), quantomeno per l’addestramento del personale 118, come già evidenziato dal nostro Ordine in occasione di una audizione specifica in Commissione Sanità nel 2018. Nella seduta si evidenziò, anche da parte dei soggetti istituzionali, la necessità di disciplinare i soccorsi 118 in mare, visto che sono territorio nazionale, e quindi regionale, le acque territoriali antistanti le 12 miglia dalla costa».