«La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire», diceva Albert Einstein. Le immagini e le parole di questi giorni bellici sono la dimostrazione di quanto avesse ragione. Immagini disumane, parole disumane.
Ieri abbiamo pubblicato in queste pagine un'intervista al filologo barese Luciano Canfora, nella quale l'illustre storico e accademico prospettava la sua tesi sul conflitto, addossando decisamente le colpe all'Ucraina, che – a detta del professore - «sta disattendendo gli accordi del '91». Insomma, colpa sua (della stessa Ucraina!) se poi la Russia ha dovuto bombardarla, uccidendo uomini, donne e bambini, provocando distruzioni, fughe di profughi, sanzioni, perdite, drammi infiniti.
Chi scrive è in pieno disaccordo con quanto affermato da Canfora, tanto da aver reagito con stupore e aver incalzato con le domande attonite. E in poche ore, ieri il web è stato invaso di commenti, cosa che prova quanto il dibattito sia aperto e capace di animare veri scontri.
Un fiume di commenti su Twitter, sin dal primo mattino, quando l'articolo della «Gazzetta» è diventato trend topic, argomento di tendenza. Non che sia importante questo, ci mancherebbe, con la guerra a poca distanza da noi e dalle nostre comode vite. Ma abbiamo visto scorrere i tanti, tantissimi dibattiti aperti, con la logica social, un po' violenta, un po' ad effetto, pensando anche alle vittime del conflitto, a tutti coloro che stanno patendo le conseguenze dell'attacco russo, compresi noi, ineffabili spettatori di un mondo che a tratti è difficile comprendere.
Ciò che si comprende invece è quanto il tema tocchi le coscienze, quanto sia divisivo – purtroppo con troppi atteggiamenti politici – e quanto la discussione attraverso la carta stampata sia viva sui social.
Tra i primi commenti, al mattino, quello di Carlo Calenda, leader di Azione e già ministro dello Sviluppo Economico nei governi Renzi e Gentiloni, che ha scritto: «Un Luciano Canfora sorprendente. La guerra è colpa degli ucraini e Salvini ha sbagliato perché doveva difendere Putin. Una parte della sinistra italiana ha ancora problemi con l’idea di autodeterminazione e di democrazia. Alla fine è questo». Ma immediatamente, l'opinionista Diego Fusaro si è mosso a favore del filologo: «Condivido pienamente la lettura di Luciano Canfora». Lo stesso Gianrico Carofiglio ha dedicato al tema il suo «Telegramma», che come ogni giorno pubblichiamo in prima pagina (e oggi sarà su Twitter).
Molti i commenti negativi, anche dalla Puglia: il consigliere regionale Pd Fabiano Amati, per esempio, ha confutato punto per punto, sottolineando nel suo tweet «#Canfora sta con la Russia e definisce Ucraina prevaricatore. Crudeltà. Non è meglio difendere il dittatore fascista Putin senza spacciare per storia un semplice aggrapparsi sugli specchi? Ecco qui la storia che il professore non vuole vedere» e ricordando che il primo dicembre del '91 un referendum aveva approvato con il 90% l'indipendenza dell'Ucraina. E poi ancora commenti: «Luciano Canfora. La banalità del male. La sua», scrive Annarita Di Giorgio. Paolo Berizzi: «Se e quando Putin verrà processato per crimini contro l'umanità sarà interessante vedere le facce di chi lo ha definito un "grande democratico", un "difensore di valori europei e identità cristiana", di chi lo esibiva sulla maglietta e degli artisti che hanno cantato per lui».
Ma va detto che ci sono stati anche tanti a prendere le parti del docente barese. Alcuni hanno ripubblicato un'intervista rilasciata da Canfora al Il Fatto quotidiano in cui il professore diceva: «Pensiero critico: nessuno è più intollerante dei liberali» e aggiungendo sotto «Ampie prove in questi giorni…». E poi, uomini e donne a favore della sua analisi: «Leggi l’intervista a #Canfora sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Senza un filo di retorica, lucidissimo. Io lo amo, sono di parte, ma la consiglio», il messaggio di una fan. «Non ho apprezzato i toni dell'intervista. Però dobbiamo saper cogliere dei punti. La Russia fa carne da macello inaccettabile, ma la storia non comincia mai il giorno in cui inizia il conflitto. Canfora ne scrisse anche in "1914". Chiede ragionamenti, e si risponde coi tweet semplicistici. Boh».
«No, qui Canfora ha ragione: per danneggiare l'Urss gli americani hanno foraggiato e coltivato i mujaheddin. Risultato? A una dittatura comunista laica se ne è sostituita una fondamentalista islamica».
Gianni Riotta: «Mancava all'appello delle firme pro #Putin il professor Canfora, che accusa la democrazia di #fondamentalismo , non spende una parola sulle vittime e accusa Europa e Usa dell'invasione. Arriva puntuale oggi solerte dal #FattoTass». Molti i tweet e i post su Facebook di tono ironico: «Vi siete giocati: Barbero, Cacciari, Agamben, adesso Canfora, vi resta Fedez». Oppure: «Sì, ma Putin non è comunista: qualcuno lo spieghi per cortesia a Canfora». «Una volta sono d'accordo con Canfora, domani piove». E infine: «Questa è sinistra?». Questa è guerra. Le bombe finte sono fatte di parole, quelle vere invece le sentono a Kiev.