BARI - Il sistema basato sull’«ossigeno» messo su dall’imprenditore Antonio Di Carlo non riguardava soltanto gli appalti contro il dissesto idrogeologico, ma aveva infiltrato anche la sanità. Le indagini della Finanza che martedì hanno portato la Procura di Bari a disporre il carcere per il 62enne di Lucera e i domiciliari per la figlia, l’ingegnera 32enne Carmelisa, oltre che l’interdizione per l’ormai ex commissario al dissesto, Elio Sannicandro, hanno infatti messo nel mirino anche possibili rapporti corruttivi di «Tonino» con alcuni funzionari della Asl di Foggia.
Si tratta della gestione di una Rsa di Bovino, «Il Girasole», inaugurata a gennaio 2019 e avviata nei mesi successivi proprio mentre i militari coordinati dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani disponevano le intercettazioni telefoniche. Ed è così che sono emersi «gli indizi di rapporti corruttivi» (così definiti in una informativa agli atti dell’indagine) tra i Di Carlo e due funzionari della Asl. Al punto che a novembre 2020 i Finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno effettuato una serie di acquisizioni negli uffici del Dipartimento salute della Regione per inquadrare esattamente il contesto...
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