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Fotovoltaico in Puglia: nel mirino gli stessi parchi di 10 anni fa

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Fotovoltaico in Puglia: nel mirino gli stessi parchi di 10 anni fa

Ecco come è nata l’indagine sull’imprenditore Ninivaggi

Giovedì 05 Ottobre 2023, 07:00

BARI - Una storia vecchia più di 10 anni ha portato a far emergere il nuovo scandalo del fotovoltaico, con i sequestri per 99 milioni di euro chiesti lunedì dalla Corte dei conti ai danni di quelli che potrebbero essere gli ideatori e gli esecutori della più grande truffa mai organizzata in Italia nel settore delle energie rinnovabili. E anche nel 2013, come oggi, tutto passava dalla Puglia.

I parchi fotovoltaici che - secondo la Finanza - è stata orchestrata dall’imprenditore-sindacalista altamurano Pietro Ninivaggi, 74 anni, sono infatti tra i 29 che all’epoca vennero venduti al fondo lussemburghese Aveleos, in cui avevano investito la multinazionale svizzera Avelar e e la multiutility lussemburghese Enovos. Il manager russo Igor Akhmerov, ex numero uno della società svizzera, fu arrestato in carcere nel 2014 proprio per gli indebiti incentivi percepiti (anche) da quegli impianti nei primi due anni di funzionamento, tra 2011 e 2013.

Le contestazioni della Corte dei conti riguardano infatti pure Akhmerov, oltre che i due imprenditori finiti ai domiciliari insieme a lui, Marco Giorgi e Gianpiero Coppola, all’epoca amministratori della Kerself, altro nome che dice qualcosa a chi si è occupato di energie rinnovabili in Puglia. Era infatti la società che produceva i moduli fotovoltaici utilizzati per realizzare i parchi e che appaltò i lavori a imprese locali (alcune delle quali spinte a pochi passi dal fallimento). Giorgi, così come Akhmerov, è stato assolto da tutte le accuse in appello, mentre Coppola accettò un patteggiamento a due anni con la condizionale.

Le indagini della Corte dei conti del Lazio (perché il Gse, che eroga gli incentivi, ha sede a Roma) partono proprio dal processo di Milano, nel quale oltre alla truffa sugli incentivi era ipotizzato l’utilizzo di pannelli solari falsificati (dichiarati «made in Italy» ma in realtà costruiti in Cina. È finito tutto in una bolla di sapone: i 29 parchi «lussemburghesi» vennero sequestrati nell’ambito di una procedura fallimentare, ma sono stati restituiti quasi subito. Solo che proprio a seguito del sospetto di falsificazione dei pannelli gli atti sui parchi pugliesi sono finiti alla Procura di Roma, che li ha trasmessi alla Procura di Bolzano (qui avevano sede per motivi fiscali alcune delle società) e da qui sono finiti alla Procura di Bari che ora deve stabilire se chiedere il processo o archiviare. Nel frattempo, i parchi costruiti tra Ferrandina, Pisticci, Policoro, Tursi, Irsina, Craco, Stigliano e Matera - che secondo la Finanza sono irregolari, perché costruiti con la tecnica del frazionamento e dunque senza autorizzazione - hanno prodotto 50mila euro di incentivi al giorno. Soldi finiti in gran parte in Svizzera o comunque fuori dall’Italia.

Tra i 61 destinatari del sequestro chiesto dai giudici erariali ci sono nomi noti del mondo finanziario pugliese. Tra loro anche Nicola, Francesco e Antonio Greco, imprenditori di Cerignola cui fa capo la catena Proshop e la formazione di calcio cittadina di serie C. A carico dei tre la Corte dei conti ha chiesto un sequestro conservativo per circa 9,6 milioni di euro, corrispondente agli incentivi percepiti da quattro dei parchi fotovoltaici finiti nell’inchiesta. Ma i tre imprenditori, che sono indagati anche nel parallelo procedimento penale, si difendono sostenendo di essere in assoluta buona fede. «Hanno acquistato quei parchi in assoluta buona fede - dice il loro legale, Michele Vaira di Foggia -, come del resto stabilito da una recente sentenza del Tribunale di Milano. Il Gse non ha eccepito alcun rilievo sulla sussistenza dei requisiti per l’accesso agli incentivi».

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