BARI - Nel 2023 ne sono stati fatti 61, record italiano (nemmeno Pavia o Padova hanno fatto tanto). Quest’anno siamo già a 11, con una proiezione che potrebbe addirittura far sfiorare quota 80. Quando si tratta di trapianti di cuore, però, a emergere non sono soltanto i numeri, ma anche le storie, sia dei donatori, persone sfortunate che passano altrove rivivendo in altri (spesso grazie all’assenso di congiunti molto sensibili), sia dei riceventi, maschi o femmine in attesa di un organo che dia loro una seconda possibilità.
TARANTINO Massimo Costella, 64 anni a luglio, di Ginosa Marina, trattorista in una azienda agricola («direi ex trattorista, purtroppo: la terra è la mia passione da sempre, anche se la protesta di questi giorni fa capire quanto sia diventato difficile il nostro mestiere», afferma da casa dopo essere stato appena dimesso dal reparto di Cardiochirurgia del Policlinico) è uno dei fortunati: potrà trascorrere un’altra parte di esistenza. Sebbene l’indice di soddisfacimento a Bari sia del 100% (l’attesa mediana per un intervento è di 62 giorni, ma tutti riescono prima o poi ad avere un cuore nuovo), ci sono emergenze da gestire in poche ore. Altrimenti l’esito è letale.
COGNATA A raccontare nel dettaglio quanto accaduto a Costella («sono un miracolato - ha la forza di dire - e per questo ringrazio il personale dell’unità diretta dal professor Tomaso Bottio») è la cognata Ursula Antonicelli, 57 anni, di Bari, ma residente in Veneto, dove lavora suo marito Daniele, 61 anni, impiegato della Questura di Rovigo. «Massimo non ha mai avuto problemi di salute - inizia -. Fino ad ora non era stata mai riscontrata alcuna patologia. Quando abbiamo ricevuto la telefonata del fratello più piccolo (Davide, 56 anni - n.d.r.), siamo rimasti sorpresi, ma, appena saputo della gravità delle condizioni, la decisione di partire per la Puglia è stata immediata».
SINTOMI I sintomi si manifestano di notte. Ma, nonostante uno scompenso cardiaco, Costella per evitare di allarmare la famiglia aspetta qualche ora. Poi si fa accompagnare da Umberto, uno dei due figli, all’ospedale di Castellaneta. I sanitari comprendono subito di dover ricorrere a un presidio più attrezzato e dispongono il trasferimento a Villa Verde di Taranto, dove c’è un’area cuore dotata anche di una terapia intensiva cardiochirurgica. I medici hanno subito chiaro il quadro clinico. «Nel tragitto da Castellaneta a Taranto - continua Antonicelli - Massimo credeva di morire. In effetti, a Villa Verde ci hanno dato un 5% di probabilità di sopravvivenza. L’unico modo per salvarlo era un trapianto di cuore».
OSTACOLI A questo punto, entra in gioco il Policlinico, Centro trapianti compreso. Non c’è tempo da perdere. Al quartiere ospedaliero accolgono Costella, ma ci sono due ostacoli. Rimuovere il primo è imprescindibile, mentre il secondo è superabile, ma andando incontro a rischi. «Affetto da scompenso grave refrattario (è una condizione clinica in cui una terapia medica non riesce ad apportare miglioramenti o ad arrestare l'evoluzione della patologia - n.d.r.), il paziente - racconta il professor Bottio, a capo dell’équipe cardiochirurgica - è stato assistito con Ecmo (è una tecnica che supporta le funzioni vitali mediante circolazione extracorporea, permettendo, in condizioni di severa insufficienza cardiaca, di mettere a riposo il cuore - n.d.r.). E il trapianto cardiaco in Ecmo è più rischioso».
FORTUNA Se si è arrivati a impiantare un cuore è però grazie alla provvidenza, a una di quelle coincidenze che fa sostenere a Costella di essere stato miracolato: la disponibilità di un organo. «Costella - continua Bottio, che ha coordinato l’intervento - aveva bisogno di un cuore compatibile, molto raro, avendo il gruppo sanguigno AB. In Italia non ce n’erano. Fortunatamente qualche ora dopo il ricovero c’è stata l’offerta da un Paese dell’Unione europea (non è consentito dare riferimenti precisi perché donatore e ricevente non devono riconoscersi - n.d.r.). In poche ore (tre giorni - n.d.r.) è avvenuto il trapianto e ora, dopo essere stato trattenuto per qualche settimana, il paziente è stato dimesso e sta bene».
RECORD Costella è un ricevente residente in Puglia, ma dei trapianti effettuati nei primi due mesi circa di quest’anno la metà ha riguardato persone provenienti da fuori regione, a dimostrazione del fatto che il Policlinico è diventato ormai punto di riferimento nazionale. «In meno di 24 mesi - afferma compiaciuto Bottio, che sta proseguendo il lavoro iniziato col professor Aldo Milano, in pensione dalla fine dello scorso anno - sono stati eseguiti a Bari 99 trapianti di cuore. Precedentemente, ne erano stati fatti 91 in 18 anni. Per raggiungere questi risultati è necessario il lavoro di un gruppo valido e coeso. Per questo non smetterò mai di ringraziare le équipe anestesiologica e cardiochirurgica e tutto il personale: infermieri, oss, ausiliari, tutti. Ciascuno di loro concorre al raggiungimento di questi straordinari risultati».