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Bari, dal sogno della A al «non ci resta che piangere»

 
Fabrizio Nitti (foto Luca Turi)

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Fabrizio Nitti (foto Luca Turi)

Bari, dal sogno della A al «non ci resta che piangere»

foto Luca Turi

Il tecnico Auteri, come sempre accade nel calcio, è destinato a trascorrere le prossime ore sulla graticola, così come sta accadendo a Napoli, società con la quale il Bari ha un filo fin troppo diretto

Lunedì 08 Febbraio 2021, 12:45

Al peggio non c’è mai fine. Se qualcuno avesse ipotizzato che il pareggio interno contro la Cavese potesse rappresentare il punto di non ritorno, ha compiuto un errore madornale. Non ha fatto i conti con il Bari. Che ha dimostrato, una volta di più, quanto il calcio sia pronto a smentire tutto e il contrario di tutto. Soprattutto, ha dimostrato per l’ennesima volta, di non essere in grado di recitare un ruolo di primo piano. E oggi eccoci qui a dover difendere il secondo posto, sperando che... «io me la cavo».
La sconfitta contro la Viterbese segna il punto più basso della gestione De Laurentiis. Sperando che questa volta si sia davvero toccato il fondo. Silenzio stampa e tre giorni di «riflessione» nel menù di giornata. Sarebbe stato meglio spiegare in prima persona cosa sta accadendo, perché questa stagione rischia di andare alla deriva.
Partiamo da un dato di fatto che è anche una premessa. Il calcio non è e non sarà mai una scienza esatta.

Al peggio non c’è mai fine. Se qualcuno avesse ipotizzato che il pareggio interno contro la Cavese potesse rappresentare il punto di non ritorno, ha compiuto un errore madornale. Non ha fatto i conti con il Bari. Che ha dimostrato, una volta di più, quanto il calcio sia pronto a smentire tutto e il contrario di tutto. Soprattutto, ha dimostrato per l’ennesima volta, di non essere in grado di recitare un ruolo di primo piano. E oggi eccoci qui a dover difendere il secondo posto, sperando che... «io me la cavo».
La sconfitta contro la Viterbese segna il punto più basso della gestione De Laurentiis. Sperando che questa volta si sia davvero toccato il fondo. Silenzio stampa e tre giorni di «riflessione» nel menù di giornata. Sarebbe stato meglio spiegare in prima persona cosa sta accadendo, perché questa stagione rischia di andare alla deriva.
Partiamo da un dato di fatto che è anche una premessa. Il calcio non è e non sarà mai una scienza esatta. Però, più gli si avvicina e meglio è. Il non aver ritoccato pesantemente la squadra nel mercato invernale, e non con un paio di uomini così come è stato fatto, è un errore da matita blu, nonostante gli indizi di mediocrità disseminati per strada anche nei mesi scorsi, in ogni angolo di partita. Ma nessuno ha voluto prenderli in considerazione. Inspiegabile.
Se sono state fatte valutazioni tecniche, allora è bene che qualcuno se ne assuma le responsabilità e paghi. Sia esso l’allenatore o il direttore sportivo. O entrambi. Se i motivi sono stati altri, sarebbe stato bene chiarire subito cosa, come e quanto il club avrebbe potuto investire.

Il tecnico Auteri, come sempre accade nel calcio, è destinato a trascorrere le prossime ore sulla graticola, così come sta accadendo a Napoli, società con la quale il Bari ha un filo fin troppo diretto. Perché è sempre più semplice presentare il conto degli errori a chi è in panchina. È la dura legge del pallone. Il feeling fra tecnico e ambiente, e forse squadra, non è mai effettivamente sbocciato. Ma c’è pure da chiedersi a quale livello di gradimento sia il feeling fra tifoseria e club.
Che sia o meno tempo di processi, è davvero un dettaglio di poco conto. A Benigni e Troisi verrebbe da piangere. Ai baresi pure. Ma fra una lacrima e l’altra, si provi a salvare la stagione, arrivando ai playoff almeno con un timido sorriso sulle labbra.

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