Intervista
Lopez «sveglia» il Bari, la Ternana è alla portata
L'x n.10 dei «galletti» è una istituzione: «La C è lunga, ma i calciatori diano molto di più»
06 Gennaio 2021
ANTONELLO RAIMONDO
BARI - Per tantissimo tifosi del Bari lui è ancora il «capitano». vecchia bandiera, vero cuore biancorosso. Un tifoso a tutto tondo che, però, in vita sua non le ha mai mandate a dire. Quando era calciatore, indossando un casacca pesante come la «10», e anche nello scomodo ma stimolante ruolo di opinionista. E sì, perché l’amore per la maglia è una cosa. L’onestà intelettuale, che non è materia accessibile a tutti, attiene allo stile dell’uomo. Troppo rispetto per i tifosi, impossibile che uno come lui possa indossare i panni del venditore di fumo.
Totò Lopez a Bari è un’istituzione. E nemmeno la sua lunga parentesi romana (è stato il direttore dello storico circolo Foro Italico) ha annacquato la sua fama di personaggio vicino e, soprattutto, credibile.
Quando parla lui c’è sempre la certezza di concetti sgombri da strumentalizzazioni. Totò è semplicemente un uomo di calcio. E nel suo cuore il pallone rotola come quando, una vita fa, riuscì con la sua classe a dare scacco a una delle Juventus più forti di sempre. Quella di Zoff, Gentile, Cabrini, Tardelli... e in cui giocava anche un certo Platini, capace a fine di quella storica doppia sfida di Coppa Italia di omaggiare il regista biancorosso.
Lopez, i ricordi scaldano il cuore. Ma oggi qui a Bari è tutta un’altra storia.
«È cambiato il calcio, innanzitutto. Tutto diverso. E a me piace meno».
Riecco quella C che lei e i suoi amici baresi hanno preso a pallonate con Brunone Bolchi in panchina?
«Campionato scivoloso.. Oggi come allora. Per vincerlo è fondamentale investire, certo. Ma non basta. Servono idee. Guai a farsi vincere dalla voglia di avere tutto e subito».
Ma Bari...
«Certo. Conosco l’ambizione della piazza e comprendo l’ansia dei tifosi dopo i tanti bocconi amari ingoiati negli ultimi anni».
Che impressione si è fatto della squadra di Auteri?
«Assieme alla Ternana il Bari è la squadra più forte. Sarà un duello lungo e appassionante».
Però occasioni come quella di Palermo vanno sfruttate se si vuol coniugare il verbo dell’ambizione.
«Concordo su tutta la linea. Certe partite devi portarle a casa, punto. È proprio in certe partite che bisogna dimostrare di essere una big».
Che pensa di Auteri?
«A me piace. Mi piace la sua filosofia di gioco. Con uno come lui gli avversari te li devi mangiare. Se siamo al punto che ancora bisogna mettersi in sintonia con l’allenatore... sono preoccupato allora. I calciatori devono capire che si viene a Bari per vincere. Il resto sono chiacchiere».
Troppe pressioni?
«Non lo dica nemmeno per scherzo. Sono barzellette. Addirittura si gioca senza tifosi, ma di quali pressioni parlano? Io quando sono tornato a Bari sapevo per cosa ero stato chiamato. C’era una società forte, come quella di oggi con i De Laurentiis, e mi hanno detto che bisognava vincere. E noi lo abbiamo fatto. Tra mille pressioni, allora sì».
Serve una svolta mentale?
«Assolutamente sì. Devi far capire che “noi siamo il Bari”. Ma questa cosa ancora non scatta. Noi vincevamo quasi nel tunnel dello stadio. Ci temevano solo scrutando i nostri sguardi. Sono i calciatori che fanno la differenza. Lo dico con affetto ad Antenucci e compagni. Gli avversari devono tremare quando giocano contro il Bari».
E sul mercato?
«Qualcosa va fatta. Io cercherei di aggiungere velocità in difesa. E anche sugli esterni credo che si possa migliorare».
Ai tifosi del Bari cosa dice?
«Siate orgogliosi di quella maglia. Vi auguro di festeggiare presto. Il vostro vecchio capitano Totò ha il cuorte biancorosso».
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