LA PARTITA
Il Bari ? La bella addormentata e la Nocerina lo punisce
Poche luci, zero slanci. La festa promozione è rimandata
Un Bari brutto, uno dei peggiori della stagione. Molle, svuotato, senza idee, piatto, indolente. Perde con merito. Più per quello che non ha saputo fare che per ciò che ha prodotto la Nocerina. Quando non vinci nemmeno un duello individuale e non calci mai in porta è difficile organizzare una linea difensiva che risulti credibile. A maggior ragione se ti chiami Bari, sei la capolista e giochi contro un avversario nettamente inferiore. In giornate così, di solito, sono gli episodi a sbrinare partite quasi congelate. La qualità dei singoli, la superiorità tecnica. Il guizzo che riscrive la storia tattica. Il gol, insomma, che ti regala slanci e che toglie all’avversario quel piccolo bagaglio di certezze miste a entusiasmo. Senza qualcuno che spacchetti il risultato non può che essere la mediocrità. Stavolta assoluta, conclamata, per certi versoi irritante. Perché è vero che si può perdere e anche giocare male. Ma il piede deve essere sempre pigiato sull’acceleratore. Difficile capire cosa ci sia dietro prestazioni così. Sicuramente, con la C abbondantemente ipotecata, è possibile che inconsciamente il Bari abbia smarrito un pizzico di «cazzimma». Tendi a gestire più che a proporre calcio. Ad adattarsi alla partita più che a prenderla di petto. Un atteggiamento non nuovo, a dir il vero, ma che col tempo sembra addirittura accentuato complici le fatiche di una stagione lunga e tutt’altro che banale. La partita ad Angri, già. Cornacchini parte con due mediani (Hamlili e Bolzoni) e tre incursori (Piovanello, Neglia e Floriano) dietro il confermato Pozzebon. Indisponibili Brienza e Simeri. La Nocerina comincia correndo. Si chiude, ringhia e riparte. E, dopo 9’, trova addirittura il gol del vantaggio. La difesa biancorossa è quasi mummificata. Mal posizionata, anche distratta. Per Cardone è un gioco da ragazzi uccellare Marfella con un piatto a giro abbastanza chirurgico. Spesso, nel corso di questo campionato, erano stati gli schiaffi a sortire la reazione sperata in casa Bari. Il cambio di ritmo, la sveglia che suona al culmine delle difficoltà. Stavolta no. L’encefalogramma della squadra di Cornacchini è piatto. Troppi singoli sotto tono e, quindi, poca squadra nel complesso. Non c’è armonia nel lento incedere biancorosso. Poche luci, zero slanci.
Tanti calci al pallone ma quasi mai dando la sensazione di seguire una traccia. Come certifica un taccuino desolatamente vuoto. Non un tiro, nemmeno lo straccio di un’occasione. Nemmeno dopo il primo cambio di modulo (4-3-3). La seconda parte di gara scivola via con lo stesso copione. La Nocerina, pur senza fare chissà cosa, dà l’impressione di crederci di più. Corre, occupa il campo, difende con intelligenza. Certo, il Bari facilita il compito ai campani. Giochicchiando senza affondare. E sfruttando poco e male la fisicità di Iadaresta, mandato in campo nel tentativo di sfruttare i palloni lunghi e di aprire i centrali della Nocerina (l’altro cambio è Liguori per Piovanello). Non aumenta, insomma, il quoziente di pericolosità. Pochissimi tentativi, nessuno realmente convincente. Cornacchini sostituisce Bianchi e fa esordire Mutti. Il tempo passa e cresce la sensazione che ci siano pochissimi margini di svolta. Floriano e Neglia, loro sì che avrebbero gli argomenti per creare qualcosa. Ma evidentemente non è giornata. Ci scappa la terza sconfitta in campionato. Non una catastrofe, certo. Ma qui a Bari partite così lasciano dentro tanta amarezza. Anche con la C che resta a un tiro di schioppo.