GIOVANNI LONGO
BARI - Tra le 9,56 e le 10.07 del 18 gennaio scorso l’«imam» di Bari Sharif El Kafrawy Lorenzini avrebbe fatto partire quattro bonifici bancari verso conti intestati ad associazioni a lui riconducibili e verso un fornitore. Nel pomeriggio del giorno successivo, ne sarebbe partito un quinto. In tutto, circa 80mila euro. Movimentazioni bancarie come ce ne sono tante, se non fosse che il conto da cui sono partiti gli ordini era stato appena sequestrato dalla magistratura barese. Nulla di insolito se non fosse che, secondo la Procura di Bari, i cinque bonifici online sono stati eseguiti da Lorenzini in un momento in cui l’«imam» era stato appena interdetto per un anno dall’esercizio dell’attività di impresa con l’accusa di appropriazione indebita e illecita influenza sull’assemblea.
Lorenzini, presidente dell’associazione Comunità islamica di Puglia, ricordiamo, si sarebbe indebitamente appropriato di circa 360mila euro di una delle sue società di certificazione «halal», causando inoltre un danno di oltre 1,8 milioni di euro, attraverso una serie di altre condotte fraudolente. Obiettivo: estromettere il fratello da diverse società specializzate nella certificazione internazionale di prodotti rispondenti ai dettami della legge islamica (halal) per realizzare profitti illeciti legati a un giro di marchi e licenze che viaggiano da una società all’altra.
Nell’ambito di questo fascicolo era stato interdetto il 18 gennaio. Il pm Fabio Buquicchio, che ha coordinato le indagini della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza aveva chiesto l’arresto. Per un anno, dunque, Lorenzini non può amministrare alcuna società, né svolgere attività d’impresa. Divieto che, però, avrebbe violato. Per la presunta violazione delle prescrizioni previste dal suo status di interdetto (avere svolto atti di gestione delle sue società) e anche per avere attivato un conto corrente sotto sequestro, il gip del Tribunale di Bari Alessandra Piliego, su richiesta della Procura, ha aggravato la misura nei confronti di Lorenzini, da interdittiva a personale. Da ieri, il presidente dell’Associazione islamica pugliese è ai domiciliari.
Su come sia stato possibile che tecnicamente Lorenzini possa avere effettuato operazioni su un conto formalmente sequestrato, ma evidentemente non ancora congelato, la Procura ha avviato accertamenti per capire cosa sia accaduto nel lasso di tempo tra l’ordine del giudice e la materiale inaccessibilità del conto.
Sono le 9 circa quando gli vengono notificati interdizione e sequestro di alcuni conti. A Lorenzini viene spiegato che da quel momento non può compiere alcun atto legato alla sua attività di amministratore. Stando alle indagini, l’«imam», in una fascia cuscinetto, avrebbe fatto partire i bonifici, quando non poteva assolutamente farlo. Il primo ordine online sarebbe partito addirittura neanche un’ora dopo la notifica dell’interdizione del sequestro dei conti correnti.
«Ci riserviamo di verificare più nel dettaglio di quali operazione si tratta - fa sapere l’avvocato Enzo Paolo Papeo, difensore di Lorenzini. -. In ogni caso, il mio assistito una volta interdetto si è astenuto dallo svolgimento di qualsiasi attività di amministratore».