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«La bracciante morta a Ginosa
era stata ingaggiata in nero»

 
«La bracciante morta a Ginosa era stata ingaggiata in nero»

La Cgil: una visita medica avrebbe potuto salvarla

Giovedì 07 Settembre 2017, 10:27

Domenico Palmiotti

TARANTO - Giuseppina Spagnoletti, la bracciante 39enne di Bernalda morta nei giorni scorsi nelle campagne di Ginosa mentre era al lavoro, era stata ingaggiata in nero. Dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Taranto, che ha iscritto nel registro degli indagati Domenico Simmarano, il titolare dell’azienda di Montescaglioso, con l’accusa di omicidio colposo, e dopo l’autopsia che ha detto che la donna è morta per aritmia, è la Cgil a rivelare un nuovo, inquietante particolare sulla morte della bracciante, fermo restando che tutti gli accertamenti della Procura sono in corso. Un’indagine, quella coordinata dal sostituto Giorgia Villa, che non deve fare solo luce sulle cause che hanno determinato la morte della donna, ma anche sulle condizioni di lavoro in quell’azienda.

Il giorno dopo la riunione in Prefettura della cabina di regia che si occupa di contrasto al caporalato e di sicurezza nelle campagne, Eva Santoro, per la Cgil di Taranto, che al tavolo col prefetto ha partecipato, dichiara che «Giuseppina era al suo primo giorno di lavoro e malgrado la legge preveda che nessuno possa cominciare ad operare senza regolare contratto e dopo aver passato le visite mediche che ne comprovino lo stato di salute, ha perso la vita, secondo le prime istanze riportate dal medico legale, per una serie di fattori che si sarebbero potuti prevedere se la normalità, il diritto, le norme e l’umanità tornassero anche in questi luoghi di lavoro». «Giuseppina - dichiara Santoro - si sarebbe potuta salvare. È morta, invece, perché nel suo ingaggio a nero, come è emerso da quanto riferito al tavolo, non era previsto che passasse visita medica, visita che le avrebbe potuto salvare la vita riscontrando una aritmia al cuore che insieme al caldo e alla fatica le è stata fatale».

Dei sindacati presenti al vertice convocato dal prefetto di Taranto, Donato Cafagna, solo la Cgil assume una posizione così netta e parla di «ingaggio a nero» della lavoratrice. La Cisl e la Fai Cisl, invece, con i segretari Antonio Castellucci e Antonio La Fortuna, affermano: «Non abbiamo ancora elementi per esprimere giudizi compiuti sulle cause che hanno determinato la tragedia e sulle eventuali responsabilità connesse, anche se l’unico elemento certo, venuto fuori in queste ore dalle indagini, è l’assunzione effettuata il giorno stesso del dramma». Mentre la Uila, col segretario Antonio Trenta, non entra nel merito del fatto, ma chiede tuttavia che sia alzata «la guardia sulla qualità delle visite mediche, troppe volte condotte con eccessiva superficialità solo perché devono essere fatte. Non è invece questo il principio dal quale occorre partire e sul quale insistiamo chiedendo una maggiore attenzione verso i controlli medici. Le visite - sottolinea Trenta - devono infatti essere specifiche in base al tipo di mansione che il lavoratore deve svolgere. E non deve mai mancare l’elettrocardiogramma».

E proprio perché bisogna intensificare controlli e vigilanza che la cabina di regia ha concentrato la sua attenzione anche su prevenzione sanitaria e sicurezza dei luoghi di lavoro. A tal fine è stato disposto «un più stretto raccordo tra l’Asl e l’Ente bilaterale agricolo, che rappresenta le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, con l’obiettivo di estendere i controlli sanitari sui lavoratori e migliorare la qualità degli stessi».

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