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Era al primo giorno di lavoro
la bracciante morta a Ginosa

 
 Era al primo giorno di lavoro la bracciante morta a Ginosa

Dall'autopsia i chiarimenti sulle circostanze nelle quali è maturata la tragedia

Lunedì 04 Settembre 2017, 09:24

12:52

di Domenico Palmiotti

TARANTO - Il medico legale effettuerà oggi l’autopsia sul corpo di Giuseppina Spagnoletti, la bracciante 39enne morta nelle campagne di Ginosa mentre era al lavoro. L’autopsia è un passaggio fondamentale sia per capire la causa del decesso della donna, sia per stabilire se avesse delle particolari patologie, se queste hanno determinato la morte oppure vi hanno contribuito, e se il tipo di lavoro svolto può averle accentuate. Il marito, Giuseppe Paolella, nega l’esistenza di patologie, come riportiamo in altro servizio nella pagina accanto. Sarà però l’autopsia a chiarire una serie di interrogativi medico-clinici. Poi bisognerà accertare il contesto nel quale la donna lavorava. Per ora si sa che Giuseppina, nata a Lizzano in provincia di Taranto ma residente a Bernalda, nel Materano, quel giovedì mattina era giunta molto presto in campagna a Ginosa. Era il suo primo giorno di lavoro, dichiara il marito. Stando a quanto si è appreso, doveva seminare i finocchi e aveva cominciato l’opera alle 6.30. Intorno alle 11, il malore che ha colpita.

Sono stati allertati i soccorsi e sono giunti i team del 118 di Matera con un’ambulanza e di Potenza con l’elicottero - questo per trasportare la donna il più velocemente possibile in ospedale - ma non c’è stato nulla da fare. Giuseppina era morta. Ora è chiaro che il lavoro nei campi è faticoso: si parte all’alba dalle proprie case e si rientra nel pomeriggio dopo essere stati ore e ore in piedi o con la spalla curva. Ed è altrettanto chiaro che in una persona con una salute non ottimale, questo può pesare. A ciò si aggiunga il clima. Gli ultimi giorni della settimana scorsa hanno segnato un rialzo delle temperatura, con prevalenza di aria afosa e scirocco. Un’aggravante, insomma, rispetto ad un lavoro già duro. Essendo il primo giorno di lavoro, come ha dichiarato il marito, non dovrebbe aver influito l’effetto accumulo, che si ha solo nel tempo, ma qualche altro motivo. Da appurare. Certo è che la morte di Giuseppina ha subito richiamato un altro tragico precedente: quello di Paola Clemente, la bracciante di San Giorgio Ionico che morì nelle campagne di Andria mentre faceva l’acinellatura dell’uva. Le successive indagini della Procura di Trani hanno stabilito che dietro la morte di Paola c’era anche una storia di caporalato e di sfruttamento, «ma in questo caso di Ginosa - dichiara Antonio Castellucci, segretario della Cisl di Taranto e già alla guida della federazione di categoria - io, per ora, mi manterrei cauto. Attenderei che l’autopsia dia il suo responso e le indagini della Procura facciano il loro corso. Solo da questo lavoro possono venire elementi certi».

Si è ipotizzato, chiediamo, che la donna soffrisse di patologie non conciliabili col lavoro agricolo: ma un’azienda agricola, prima di assumere, non effettua controlli sanitari ai lavoratori? «Certo che deve effettuarli - risponde Castellucci -. La legge del 2016, varata anche sull’onda della tragedia di Andria, da un lato ha introdotto un necessario giro di vite contro i caporali, ma dall’altro ha anche rafforzato i dispositivi di sicurezza e i controlli. Per essere chiari, la norma impone già alle aziende di fare le visite mediche anche in base alle mansioni. La prevenzione, la tutela della salute, la vigilanza sulla loro sicurezza non sono meno importanti dell’azione di contrasto ai caporali. Questo è un campo che sicuramente attiene alla sensibilità e all’impegno delle imprese, ma anche i lavoratori, le lavoratrici, gli enti bilaterali di categoria, devono prestare la massima attenzione. C’è ancora bisogno di repressione in agricoltura per combattere le illegalità, ma il buon lavoro - conclude Castellucci - lo si difende anche con la formazione e la prevenzione».

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