ANNADELIA TURI
«Vieni, siediti ora ti sistemo i capelli e poi ti faccio la barba. Non devi darmi nulla. Lo faccio con il cuore perché mi piace aiutare chi ha bisogno». Alla Mohamed Alla Khafaji sorride e stringe tra le mani una mantella da barbiere. È pronto per dare un nuovo look ad un ospite del dormitorio della Caritas Diocesana «Don Vito Diana». Lo fa a chiunque lo chieda senza pretendere nulla in cambio. Ha 29 anni, è originario di Karbala, in Iraq: anche lui come tanti connazionali è fuggito dalla guerra e da 12 giorni frequenta il dormitorio.
Un vero talento, il suo, che ha deciso di condividere con gli altri ospiti della struttura. Alle sue spalle c’è un elenco di nomi: sono coloro che aspettano di farsi acconciare barba e capelli. Otto, dieci «clienti» al giorno: lui non dice mai di no. Con piccoli risparmi ha acquistato l’attrezzatura necessaria e si è messo al lavoro donando una nuova immagine a molti stranieri e italiani. «Noi gli abbiamo messo a disposizione solo uno spruzzino, un phon e uno specchio – spiegano i volontari Alessandro e Daniela - al resto ha pensato lui. Anche qualche volontario del dormitorio ha deciso di farsi tagliare i capelli da lui, oltre ad un diacono. Lo fa con il cuore perché è un ragazzo generoso. Qualche volta ha anche donato degli abiti a ragazze che avevano bisogno. Oggi in particolare lavorerà un po’ di più perché è il giorno dedicato alle docce e quindi in molti preferiscono farsi anche tagliare i capelli».
Alla ha abbandonato il suo Paese per sfuggire alla sofferenza. In Iraq ha lasciato anche un pezzo di cuore: tre sorelle e quattro fratelli che vorrebbe tanto riabbracciare. «La precarietà di tanti nostri fratelli senza dimora – spiega don Vito Piccinonna, responsabile del dormitorio Don Vito Diana – ci è compagna di cammino ordinariamente da oltre otto anni. Tuttavia il gelo che in questi giorni si è abbattuto sulla nostra città e sull’intera Puglia ci ha spinto a chiedere una mano in più per offrirla a tanti, non solo ai 44 ospiti. Numerose le parrocchie e i volontari che hanno risposto all’appello. Se dovessimo tradurre in numeri quanto abbiamo ricevuto in dono questi giorni dovremmo parlare di 100 chili di panettoni, di un centinaio di maglioni, giacconi, scarpe e cappelli e di 500 pasti… Esprimiamo ancora una volta la nostra più grande gratitudine - aggiunge don Vito Piccinonna - che nasce per l’esperienza di fraternità fatta con gli stessi ospiti che hanno contribuito nel riordino della struttura ma anche nel servizio stesso dei pasti. Ci piace raccontare la storia di Alla e più in generale il clima che si è respirato in questi giorni durante i quali il salone del nostro dormitorio si è trasformato in uno spazio per condividere esperienze di vita vissuta, partite di ping pong e momenti di aggregazione come una grande famiglia».