di PASQUALE D’ARCANGELO
MARTINAA fronte del primo Freccia Rossa a Taranto, che debutta nell’alta velocità pur pagando con i tagli degli intercity, il dossier Pendolaria di Legambiente mette la maglia nera al Bari-Martina-Taranto, classificandolo tra i dieci peggiori treni italiana. «Sono 112 i km di linea ferrovia che collegano due capoluoghi di provincia, ma anche la Valle d’Itria con Bari e Taranto», osserva Legambiente, «con pochi treni e soprattutto lenti: 41 kmh la velocità media». In attesa del completamento dell’elettrificazione, finanziata dalla Regione a Ferrovie del Sud Est per quel binario singolo, ad eccezione dei 3,5 km tra Bari Sud Est e Mungivacca.
Lavori iniziati nel 2012: in quattro anni sono arrivati vicino Martina. «Secondo uno studio della Regione tale linea avrebbe un bacino di utenza di oltre 700 mila persone, tra pendolari e studenti e turisti, coinvolgendo luoghi d'arte, porti e l'aeroporto di Bari –aggiunge il dossier- Eppure la situazione che vivono i pendolari della linea è davvero difficile: dopo diversi problemi intercorsi durante l’estate la situazione non migliorata a settembre, l’autunno nero dei pendolari è iniziato con una circolazione ridotta al minimo, solo 4 Atr in circolazione dei 25 convogli, solitamente operativi, per motivi di sicurezza.
E poi i guasti nelle scorse settimane: tre diverse automotrici fuori servizio, guasti tecnici a frizione e sistema elettrico. Un esempio lampante: a settembre il treno delle 6,45 da Rutigliano a Bari è ripartito alle 7,40 tra annunci dell’azienda che avvisava di possibili sovraffollamenti sui treni At 104 e At 106 da Martina a Bari per l’impossibilità a garantire la doppia composizione di Atr a calmare gli animi di molti pendolari che hanno dovuto rinunciare al viaggio».
La colpa? «A creare il disagio maggiore, complice un’inadeguata informazione, sono gli improvvisi cambi di orario accaduti ad ottobre, ben due volte in meno di 20 giorni: disservizio che si va ad aggiungere ai quotidiani problemi come l’impossibilità per i viaggiatori di acquistare i biglietti in molte stazioni a causa di assenza di personale addetto, guasti continui ai distributori automatici, frequenti furti di cavi della linea elettrica visti i pochi controlli». Ma nel dossier «la crisi della linea dipende in parte da quella della società di gestione, a novembre acquisita con Decreto ministeriale Ferrovie dello Stato per gli scandali che l’hanno coinvolta negli ultimi anni con interventi della magistratura, la compravendita di treni».