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«Bari città inospitale
gli universitari vanno via»

 
Antonella Fanizzi

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Antonella Fanizzi

«Bari città inospitalegli universitari vanno via»

Mercoledì 16 Novembre 2016, 09:44

di ANTONELLA FANIZZI

BARI - Scienze e tecniche dello sport, ingegneria aerospaziale e aeronautica, scienze della formazione, psicologia, relazioni internazionali, scienze infermieristiche e ostetriche, ingegneria elettronica e informatica, lingue moderne e scienze dello spettacolo, produzioni multimediali: sono i corsi di laurea che, pur presenti nell’ateneo barese e nelle altre facoltà della regione, portano ben il 37 per cento degli studenti pugliesi a scegliere le università del centro nord.
Non si arresta l’emorragia di iscritti dalle università pugliesi. I nostri ragazzi preferiscono l’offerta formativa e i servizi proposti dal Lazio, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna. A scegliere invece di frequentare le nostre facoltà sono gli studenti della Basilicata, della Calabria, della Campania e del Lazio. Eppure negli ultimi cinque anni la Puglia ha perso il 20% di immatricolati, e quelli non pugliesi sono passati dal 6,7% al 5,6%.

Per capire quali sono i punti di debolezza del sistema e cercare di invertire la tendenza, il presidente della sesta commissione Università e lavoro della Regione, il consigliere de «La Puglia con Emiliano», Alfonso Pisicchio, ha convocato i rettori, fra cui Antonio Uricchio dell’Università «Aldo Moro» e Eugenio Di Sciascio del Politecnico.
«Iniziamo questo focus sul tema della mobilità in uscita degli studenti per comprendere come il nostro sistema universitario possa diventare più attrattivo e competitivo nel panorama italiano. Ci sarà l’ascolto del mondo produttivo per un progetto di rilancio».

Secondo Pisicchio, «se tutte le ricerche ci dicono che la Puglia è la meta più ambita dai turisti per clima, stile di vita, paesaggio e cultura, dall’altro registriamo perdite di cervelli e di studenti pur in presenza di eccellenze del nostro territorio in settori come la meccatronica, l’ingegneria aerospaziale, le nanotecnologie, la farmaceutica che nulla hanno da invidiare ad altre realtà».
Sono stati i rettori a elencare i punti di debolezza della Puglia, ovvero le criticità che rendono le nostre facoltà poco interessanti sia per i residenti sia per i fuorisede. Riassume Pisicchio: «I rettori hanno esposto dati, numeri ma anche le difficoltà. Siamo penalizzati sui fronti della qualità della vita, dei servizi, degli alloggi, delle infrastrutture e dei trasporti che spesso rappresentano i motivi alla base della disaffezione per il nostro sistema formativo. Le nostre città offrono ancora poco: basti pensare a Bari dove, a fronte di 60mila universitari, per un buon 67 per cento di giovani che viene da fuori città sono disponibili appena 1.300 posti letto nelle residenze universitarie».

A Bari, quindi, c’è una città nella città ed è quella formata dagli universitari. Una popolazione che conta su per giù 60mila persone: 47.500 dell’ateneo «Aldo Moro», 10mila del Politecnico, a cui vanno aggiunti gli iscritti all’Accademia delle Belle arti, al Conservatorio e all’università privata Lum di Casamassima. Molti, inclusi i dottorandi e gli specializzandi, hanno la residenza altrove e raggiungono il capoluogo fra mille difficoltà.
Insomma, se oltre 12mila ragazzi pugliesi scelgono di migrare verso altre regioni, non è certamente per i corsi di laurea poco interessanti: soltanto il 2% non trova vicino a casa l’indirizzo prescelto.
«Tutte ragioni queste - conclude Pisicchio - che hanno convinto me e i componenti della sesta commissione a aggiornarci per mettere insieme mondo universitario, eccellenze nostrane, aziende ma soprattutto le istituzioni a vari livelli. Imprese e istituzioni devono fare sistema».

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