«Neanche 'il padronè ha adoperato contro di me le parole di questo sindacalista per il solo fatto di aver detto ciò che ritengo giusto. Non abbocco alle provocazioni e rimetto a voi il giudizio sugli insulti che ho ricevuto (senza alcuna ragione) di usare Giacomo Campo per crearmi un palcoscenico». Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, replica, con un post su Facebook, ad una nota del segretario generale della Cgil di Taranto, Giuseppe Massafra, che ha accusato il governatore di aver sfruttato in maniera strumentale la vicenda dell’incidente mortale sul lavoro all’Ilva.
«Dico solo - attacca Emiliano - che io al funerale di Giacomo sono potuto andare accolto con affetto e rispetto dai suoi genitori, dai suoi nonni e dai suoi amici. Non so se altri (ed in particolare quel sindacalista) possano permettersi la stessa cosa. Ciò significa che le mie parole non sono mie, ma di una comunità che si sente rappresentata da me. Se gli operai dell’Ilva - conclude - vogliono parlare con me possono farlo quando vogliono. Basta telefonare al mio numero che tutti hanno in Puglia. Ma non mi farò presentare da nessuno che prima di parlare mi insulta solo perché ho chiesto di fermare una fabbrica che uccide lavoratori e cittadini fino a che non sarà sicura e rispettosa delle nostre leggi».
LA REPLICA DELLA CGIL - «Il presidente Emiliano, al quale noi abbiamo sempre riconosciuto grande onestà intellettuale e rispettato nei suoi ruoli istituzionali, abbia pari rispetto per chi come i nostri dirigenti sindacali ogni giorno provano a dare risposte e speranze a cittadini e lavoratori. Lo invitiamo a farlo sempre e soprattutto con i compagni della Cgil che vivono in un territorio martoriato come quello tarantino». Così il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, interviene nel 'botta e rispostà tra il segretario provinciale di Taranto dello stesso sindacato, Giuseppe Massafra, e il governatore pugliese sulla vicenda Ilva. Massafra ha accusato Emiliano di voler cercare consenso attraverso i morti per infortuni sul lavoro con il suo annuncio di voler chiudere la fabbrica se non rispetta le norme; Emiliano ha risposto di non accettare insulti e di non accogliere provocazioni.
«Il nostro lavoro quotidiano - prosegue Gesmundo - deve fare i conti con i problemi legati all’Ilva, i suoi mille drammi e le tante pericolose speculazioni, con l’insufficiente risposta sanitaria e sociale, con le questioni ambientali, le incertezze sugli investimenti per le grandi infrastrutture (si pensi al porto), con la mancanza di risposte e certezze sul futuro di migliaia di lavoratori legati all’Arsenale fino al dramma di migliaia di giovani che non vedono nelle scelte delle istituzioni alcuna prospettiva per un futuro dignitoso. E potrei continuare».
«Il nostro presidente Emiliano - continua Gesmundo - non pensi di essere l’interlocutore unico di quel popolo. Il presidente contenga la sua intemperanza e si rassegni all’idea che la Cgil non rinuncerà a fare la sua parte affinché la città di Taranto torni ad essere una grande risorsa per la nostra Regione e per il Paese, affinché - conclude - esca dalle attuali difficoltà frutto di vecchie scelte politiche, istituzionali e anche sindacali con le quali però, noi da tempo, abbiamo avuto il coraggio di fare i conti!».