BARI - «Non è un caso che i Riva dell’Ilva hanno finanziato la campagna elettorale del Pd e di Berlusconi alle ultime elezioni politiche del 2013 e non è un caso che grazie alla legge del governo Renzi sulla delega fiscale si sia derubricato il reato di frode da circa 50 milioni che riguardava sia i manager che i vertici dell’Ilva». Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5S), parlando con i giornalisti dell’Ilva.
«Questi - ha aggiunto - si prendono soldi in campagna elettorale e poi li salvano con delle leggi ad hoc. Non c'entrano niente i cittadini di Taranto nella loro legge, non c'entrano niente gli operai. Qui non si è mai tutelato né la persona, né la salute pubblica. Noi vogliamo riportare al centro della politica la persona. Ce lo consentiranno? Non lo so. Questo dipende anche molto dal consenso che il Paese vorrà darci».
Per Di Maio «Renzi sa bene, ma non ha le mani libere per avviare un cambiamento, che questo tipo di industria non è destinata ad andare avanti, perché non è sostenibile». «Quindi - ha rilevato - noi non vogliamo aspettare che l’Ilva fallisca, vogliamo anticipare i tempi e avviare un exit strategy di riconversione».
«Noi oggi stiamo portando qui in Puglia - ha proseguito - un’idea di Paese. Perché quello che si deve fare sull'Ilva, lo si deve fare in tanti altri distretti industriali di questo Paese per non consentire la perdita di posti di lavoro». «Io - ha ricordato - vengo da Napoli, lì c'è Bagnoli. Lì si è chiuso un insediamento e per 22 anni la politica ha litigato e non è stata capace di assicurare alternativa».
«Noi - ha concluso - vogliamo assicurare un’alternativa prima del tracollo di quel complesso industriale, perché è un complesso industriale che è talmente insostenibile che il governo fa delle leggi per salvare e dare le immunità ai manager, perché sa benissimo che governando quel complesso industriale si violano tutte le normative sulla salute pubbliche e sulle norme di lavoro».
«EMILIANO-RENZI NON SONO LIBERI DI CAMBIARE» - «Emiliano e Renzi fanno parte di un partito che non ha le mani libere per cambiare le cose a Taranto. E’ un partito che continuerà sempre di più a mantenere lo status quo, perché non ha le mani libere. Lo sappiamo benissimo dai decreti che abbiamo visto».
«Quindi - ha sottolineato Di Maio - il nostro obiettivo principale non è rispondere a questo o a quel personaggio politico che interviene sull'Ilva». «Noi sappiamo - ha aggiunto - che loro la loro occasione l’hanno avuta e l’hanno sprecata ancora una volta. Avevano un biglietto della lotteria per le mani, sia in questa regione e sia a livello nazionale. Sono stati capaci di carpire il 40% del consenso degli italiani alle Europee e sprecarlo in un anno nelle solite diatribe di partito, lotte di interessi e status quo». «Noi abbiamo l’ambizione di cambiare tutto. Ci riusciremo?», ha chiesto Di Maio. «Credo soltanto - ha concluso - che ci vorrà tempo, dedizione e coraggio. E noi ce l’abbiamo».
«OLIMPIADE AL SUD? ALTRE PRIORITA'» - «Io penso che in questo momento sia il Sud, sia il Centro sia il Nord hanno ben altre priorità che fare le Olimpiadi e creare poi le solite dinamiche intorno alle grandi opere che abbiamo visto nella Val di Susa, nel Mose, nell’Expo e così via». Così Di Maio, ha risposto a chi gli chiedeva che ne pensasse delle Olimpiadi al Sud, come proposto da De Magistris che ha incassato il sostegno di Emiliano.
«SE IL M5S PARLA DI SE' MUORE» - «Se il Movimento Cinquestelle comincia a parlare del Movimento Cinquestelle e non ad affrontare più i problemi degli italiani e a denunciare quello che non funziona, muore». «Faremmo la fine degli altri partiti - ha aggiunto Di Maio - che hanno passato gli anni a parlare di Congressi, di correnti, di lotte interne. Noi non abbiamo correnti, non vogliamo avere lotte interne, e vogliamo andare avanti nella direzione dei problemi degli italiani non dei problemi del Movimento Cinquestelle». «Gli italiani - ha aggiunto - mi pagano lo stipendio per occuparmi dei loro problemi, quindi nel tempo libero affrontiamo le questioni del Movimento».
«Il Movimento si evolve continuamente. Qui non è in discussione il cosiddetto direttorio, noi non l’abbiamo mai chiamato così. Qui stiamo parlando di una forza politica che oggi governa la capitale e altri 35 Comuni italiani. È in 18 Regioni, ha 17 europarlamentari, ha 130 parlamentari e 1130 consiglieri comunali di opposizione». «Abbiamo bisogno di più energie per gestire tutto questo - ha proseguito - e farlo camminare in un’unica direzione, che è quella del cambiamento dell’Italia».
«Il caso Raggi? Per me non esiste. Per me, se veramente dovesse esistere un caso Raggi, dovrebbe esistere prima un caso Crocetta, un governatore del Pd che ha cambiato 50 assessori in 4 anni e nessuno ne ha mai parlato». Di Maio ha esortato i giornalisti a considerare «le difficoltà nel governare la città più complicata d’Italia». «Noi - ha spiegato - ci siamo presi questa responsabilità e la vogliamo portare fino in fondo. Governare Roma è cambiarla». «Ma per il cambiamento bisogna crederci, tenere la barra dritta - ha concluso - e non lasciarsi intimidire né dalle difficoltà, né dalle aggressioni politiche dei partiti che l’hanno massacrata».
«Questa esperienza ci rafforzerà ancora di più. Noi stiamo facendo una grande esperienza in questo momento nelle grandi città, che sarà oro per governare il Paese quando gli italiani vorranno mandarci al governo del Paese». «È sempre un momento di fibrillazione - ha concluso - non è un momento di divisione».
«Dobbiamo votare «No» per favorire il cambiamento, per consentire a chi verrà dopo questo governo non passato mai per le elezioni, di cambiare tutto», ha quindi detto Di Maio. «La riforma costituzionale - ha aggiunto - poteva essere una grande occasione in questo Paese per rigenerare la politica, togliendole i peggiori vizi e i peggiori privilegi». «E invece - ha concluso - questa riforma costituzionale non fa altro che cristallizzare quei privilegi, quei vizi in un Senato che blinderà qualunque possibilità di cambiamento in futuro. Per questo dobbiamo votare «No"».