Tribunale del Riesame
Mancano gli allegati boss Bari torna libero
La Dda ha omesso di trasmettere un atto e Donato Telegrafo è stato scarcerato: era accusato di tentato omicidio
Giovanni Longo
Nel fascicolo depositato dalla Direzione distrettuale antimafia c’era solo la misura cautelare e la richiesta di arresto. Degli allegati a sostegno delle ipotesi investigative non c’era traccia. Così il Tribunale del Riesame di Bari (presidente Francesca La Malfa) ha dichiarato inefficace la misura cautelare eseguita il 3 maggio scorso nei confronti di Donato Telegrafo, di 29 anni. E si sono aperte le porte del carcere per il sorvegliato speciale, secondo l’accusa istigatore e mandante dell’agguato del 22 agosto 2012 nei confronti di Giuseppe Mercante, 63 anni, detto «Pinuccio il drogato», che rimase ferito in via Nicolai.
Una possibile svista quella dell’Antimafia, che, pur oberata di fascicoli, mette a segno un colpo dietro l’altro contro la criminalità organizzata.
E pensare che in passato Telegrafo è stato «protagonista» di un altro episodio di possibili disguidi legati alla macchina complessa della giustizia. Dopo essere stato assolto dall’accusa dell’omicidio di Amleto Mercante, fratello di Giuseppe, venne scarcerato. La Procura generale non presentò appello. Lo fece l’allora Pm antimafia Desirèe Digeronimo. Anche in questo caso qualcosa si inceppò nel passaggio di carte a sostegno della impugnazione. Il ricorso venne dichiarato inammissibile. E così l'assoluzione per Donato Telegrafo divenne definitiva.
Tornando al ferimento di Giuseppe Mercante, il 3 maggio finirono in carcere oltre a Donato Telegrafo (assistito dall’avvocato Andrea Casto), anche suo fratello Arcangelo Telegrafo, 24 anni, indicato dagli inquirenti come colui che ha premuto il grilletto, e il loro comune amico Tonino Rizzo, 32 anni di Rutigliano, anche lui sorvegliato speciale. Stando alle indagini Rizzo era l’uomo alla guida della Honda SH 150 utilizzata per la fuga dopo l’agguato.
A coordinare le indagini degli agenti della Squadra mobile, il procuratore aggiunto Pasquale Drago. I gravi indizi di colpevolezza raccolti dagli investigatori trovano riscontro nelle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia e di un barbiere al quale Arcangelo Telegrafo e Tonino Rizzo si rivolgono per cambiare aspetto, tagliare barba e capelli durante i lunghi i giorni in cui si sarebbero dati alla macchia nelle campagne di Monopoli dopo aver ferito Giuseppe Mercante. Si vantano e dicono di aver ferito «u’ drogat». Il barbiere pensa a un regolamento di conti con un tossico dipendente ma poi in televisione sente dell’agguato a Pinuccio «u’drogat» e capisce. La Squadra Mobile arriva fino a lui e non può nascondere la verità. Il gip Alessandra Susca dispone quindi l’arresto, non riconoscendo, però, l’aggravante di avere agito con metodo mafioso. Arcangelo e Rizzo sono rimasti in carcere.