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Soldi, carriere e veleni
Valenzano sotto choc

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

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Due ex vicesindaci accusano: costretti a girare la nostra indennità di carica al sindaco e a un suo consigliere di maggioranza. Chiusa l'inchiesta della Procura per induzione indebita

Sabato 07 Maggio 2016, 11:50

Valentino Sgaramella
valenzano (bari)È al primo piano, nei corridoi del palazzo di città, il sindaco Antonio Lomoro. Ha il volto teso e stanco mentre spiega a tre o quattro funzionari del Comune che «quella signora adesso ha terminato la carriera politica». Poi sorride, invitando nella sua stanza il cronista della Gazzetta del Mezzogiorno, il quotidiano che per primo ha raccontato questa vicenda.
Ha tante cose da dire, Lomoro. La sua è una maggioranza bulgara di 13 consiglieri su 17. Deve smentire le dichiarazioni di Francesca Ferri. L’accusa è di quelle da far tremare i polsi a qualunque politico. In pratica, se vuoi continuare ad essere vice-sindaco e candidarti alle elezioni regionali devi versare a noi la tua indennità di funzione, mille euro. Lomoro siede sulla sua poltrona e con calma snocciola date ed episodi. Si comincia da Umberto Sbarra, il primo vice-sindaco. Lomoro dice di avergli revocato la delega per una delibera di giunta di cui chiede la modifica. Il 15 ottobre 2013 la giunta si riunisce. «Non lesse il contenuto, la prese e me la buttò in faccia», dice Lomoro. Non basta. Lo stesso giorno c’è consiglio comunale. «Disse che dopo un ricorso al Tar del 17 ottobre me ne sarei andato a casa». La risposta di Lomoro: «Ti mando a casa domattina e gli tolsi la delega». Si difende Sbarra: «Appena ho smesso di versare contribuzioni in campagna elettorale mi hanno tolto l’incarico». Circa la delibera rigettata: «Io chiedevo solo l’adozione del regolamento per il servizio civico». Ancora: «Ma le pare che mi metto a urlare nei corridoi? Eravamo usciti dalla giunta e mi sarei messo a parlare a ruota libera per farmi revocare le deleghe? Non sono uno sprovveduto».
Poi si passa a Francesca Ferri, secondo vice-sindaco. Va detto che Lomoro è stato testimone di nozze della stessa Ferri. «Ha un comportamento scorretto, registra tutte le conversazioni nelle riunioni, nelle conversazioni, in una festa>>, dice Lomoro. Il 20 gennaio 2015 la Ferri presenta la lettera di dimissioni. Si decide di soprassedere. Dello stesso gruppo consiliare della Ferri fanno parte Agostino Partipilo, padre dell’attuale vice-sindaco, Lucia, e Giovanni Dentamaro, padre di Filippo e suocero della Ferri. Insomma, una lite in famiglia. La goccia che fa traboccare il vaso è un bando di concorso per l’assunzione a tempo determinato del direttore di Ragioneria. Una sera la Ferri telefona al consigliere Amoruso. Questi innesca il viva voce per far ascoltare la telefonata a Lomoro, che è presente. La Ferri avrebbe detto ad Amoruso: «Se il sindaco pubblica quel bando mi compro i consiglieri e lo mando a casa». A quel punto, Lomoro urla: «Sai che ti dico? Ti mando io a casa». Altra questione. Ferri intende candidarsi alla Regione. «Mai concordato né con me né con la maggioranza; le dico che alla Regione voterò Leonardo Luisi e siccome la maggioranza le è contro, non va da nessuna parte». Il 16 marzo 2015 Lomoro dice di avere appreso del rinvio a giudizio della Ferri per 62 tessere di Forza Italia. «Le chiedo 3 volte se è vera la notizia e per 3 volte nega; a quel punto le revoco le deleghe il 20 marzo». Amoruso commenta amaro: «Mai vista una sceneggiata simile». Rivolto alla Ferri: «Qualcuno l’ha usata; chi farà più accordi con Ferri? È distrutta politicamente». Il vice-sindaco, Lucia Partipilo: «La Ferri ha fatto aggressioni verbali in luogo pubblico, il 3 maggio, mi sono rivolta al pronto soccorso, mia figlia è sotto choc ed ho presentato denuncia per stalking». Il consigliere Giovanni Luisi: «Il sindaco aveva già perso la fiducia nei confronti della Ferri, la riprese e dopo un mese la mandò fuori». La replica della diretta interessata, la Ferri: «Le mie dimissioni del 20 gennaio erano un rifiuto di un sistema illegale, possedevo prove affidate ai Magistrati». Poi aggiunge che «le motivazioni del sindaco sono ridicole, sono 4 diverse versioni discordanti; ho certezza dei suoi atti e mi sono munita di registrazioni nelle mani della Procura». Infine: «Ebbi la revoca 20 giorni dopo il mio rinvio a giudizio». Agostino Partipilo interviene: «Sono un pensionato Amtab e il pane lo porto a casa, anche mia moglie lavora per cui non abbiamo bisogno di tangenti, mi vergogno per la signora Ferri».
E poi ci sono i cittadini. «Sono tutti interessati al potere», commenta uno di loro, Leonardo Luisi.

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