TARANTO - «Oggi niente lezione, portone chiuso». C’è il (concreto) rischio che domani mattina sia gli studenti dell’istituto musicale «Paisiello» che quelli universitari della sede di via Duomo (nella «Rossarol») trovino affisso un cartello di questo tipo. E, in effetti, se non ci saranno novità dell’ultim’ora accadrà proprio questo. È, o meglio potrebbe essere, il risultato della protesta dei 230 lavoratori dell’azienda «Taranto Isolaverde» che hanno annunciato quello che, in gergo, si chiama «sciopero bianco».
Formula che sta ad indicare come i dipendenti della società della Provincia di Taranto si presenteranno regolarmente sul proprio luogo di lavoro, timbreranno il tesserino di riconoscimento ma non lavoreranno. Incrociando le braccia creeranno, dunque, un disservizio che terminerà sino a quando non riceveranno delle garanzie sulla corresponsione dello stipendio di marzo. Che, in teoria (o meglio per contratto) avrebbero dovuto incassare venerdì scorso ma che, molto probabilmente, non otterranno così agevolmente. È più facile ipotizzare che avranno solo un acconto o comunque, nella migliore delle ipotesi, i tempi non sembrano assolutamente brevi.
La situazione di disavanzo dell’azienda nonostante gli stipendi «tagliati» dai contratti di solidarietà unita alla drastica riduzione dei trasferimenti dallo Stato alla Provincia non consentono facili ottimismi. A questo si aggiunga,. come se già questo quadro non fosse allarmante, che (secondo quanto dichiarato in conferenza stampa giovedì scorso dal presidente Tamburrano), a partire da maggio, l’Amministrazione provinciale non eserciterà più le funzioni e le competenze strettamente legate all’università e, quindi, ai servizi di uscierato e di pulizia delle sedi universitarie e dello stesso «Paisiello».
E, a proposito dell’istituto musicale di alta formazione, sempre nel recente incontro con i giornalisti di giovedì scorso, Tamburrano ha dichiarato piuttosto nettamente che «se non dovesse esserci il passaggio allo Stato, non potendo più la Provincia occuparsene chiuderebbe ed i 58 insegnanti, purtroppo, rimarrebbero senza lavoro». Ovvero, in mobilità per un anno percependo l’80 per cento dello stipendio e poi dovranno, se non ci saranno sbocchi, cercarsi un altro lavoro.
Se domani mattina le sedi universitarie dovessero effettivamente rimanere chiuse in virtù della protesta (sciopero bianco) dei dipendenti di Taranto Isolaverde ci sarebbero altri conflitti nella città dei contrasti tra diritti costituzionali (quello alla salute e quello occupazionale). In effetti, ci sarebbe il conflitto tra il diritto al lavoro e quello a manifestare e protestare costituzionalmente garantiti ed esercitati, in questo caso, dai dipendenti di ISolaverde e quello del diritto allo studio che va garantito agli studenti e che, invece, verrebbe compromesso, anche se provvisoriamente, dalla mancata apertura delle sedi.
E se il presidente del cda del «Paisiello», Domenico Rana, in questa stessa pagina, assicura che l’istituto verrà comunque aperto «costi quel costi» non è da escludere che l’Università si rivolga a società di vigilanza per l’apertura della struttura ed a delle ditte di pulizie per garantire l’igiene ed il decoro dei locali di via Duomo frequentati quotidianamente da impiegati, studenti e docenti.
















