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Le antiche navi nei nostri abissi tra Mola ed Egnazia

Le antiche navi nei nostri abissi tra Mola ed Egnazia

 
Le antiche navi nei nostri abissi tra Mola ed Egnazia

Sabato 14 Marzo 2015, 10:29

03 Febbraio 2016, 06:42

di ANTONIO GALIZIA

BARI - Un tesoro. Tanti segreti che chiedono di essere svelati. I fondali marini compresi tra Mola di Bari e Egnazia nascondono un campionario completo dell’antica storia mercantile di questa zona della Puglia. La presenza di relitti, quasi tutti a profondità raggiungibili con immersioni anche senza decompressione, di reperti e di fondali marini straordinari, rendono il mare di Cozze, Ripagnola, San Giovanni, San Vito, Cala Incina ed Egnazia l’oggetto del desiderio di tantissimi sommozzatori e archeologi del mare. Che in questi luoghi vedono la possibilità di svolgere le proprie ricerche e i propri studi, nonché di praticare il loro sport preferito.

La presenza, in questa vasta area, dei beni sommersi, non è casuale. «In età antica – spiega il dottor Gianfranco Ruffo, lo speleo-archeologo subacqueo che ha scandagliato molti dei fondali del Barese e del Brindisino – questa zona della Puglia era l’approdo delle vie di comunicazione che, partendo dalla sponda Ionica, raggiungeva importanti sbocchi a mare come San Vito, Cozze ed Egnazia». Questo è dimostrato da uno studio cartografico del Lugli del 1942, che identifica 17 rotte orientate che da nord a sud attraversano la Puglia, e dalla presenza di autentici tesori, tuttora visibili soprattutto in questa zona attraversata dalla via Traiana. Sui fondali di San Giovanni di Polignano è stato individuato un relitto arabo-normanno dell’XI secolo d.C. dal quale è stata recuperata un’anfora a «cannelures» tipica di quel periodo. Quel relitto è ancora presente e al suo interno sono stati rinvenuti anche proiettili di armi da fuoco antiche.

Tra Cozze e Ripagnola, è presente una caracca del XV secolo. Il ritrovamento è recente e porta la firma dei sub del circolo Legambiente «Abron» di Conversano, che hanno rinvenuto i «madieri» ed i «paramezzali» (sono le travi che compongono lo scheletro della nave) di una imbarcazione da trasporto spezzata o forse incendiata. Dai primi rilievi è emerso che potrebbe trattarsi di una imbarcazione genovese, lunga circa 26 metri. Tra Cozze e Monopoli, i fondali sono disseminati di frammenti ceramici, di cocci di anfore. A Cala Incina è evidente un’ancora antica, di età presumibilmente romana, concrezionata.

Esplorando più a Sud, subito dopo Monopoli, sui fondali e nella baia di Egnazia sono visibili i due bracci del porto romano e il relitto di una imbarcazione antica. Non solo reperti archeologici. «Nel nostro mare – spiega Luigi Leotta, comandante della Capitaneria di porto di Bari – sono presenti tanti reperti storici, soprattutto relitti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale». Tutti, o quasi, fanno parte dell’archivio digitale del Ministero del Beni culturali, che ha mappato tutta la costa pugliese con il Progetto Archeomar. «E potrebbero trasformarsi in risorsa per il territorio – aggiunge Ruffo – se trasformate in aree protette vincolate, dove non sia possibile l’immersione sportiva e ricreativa se non tramite precise autorizzazioni. Basterebbe seguire l’esempio di Ustica in Sicilia, dove è nato un museo subacqueo, nel quali i beni sommersi vengono valorizzati e diventano parte di percorsi turistici filo-guidati».

Delle potenzialità e delle opportunità offerte dai tesori custoditi dal mare tra Mola e Egnazia si parlerà nella conferenza sul tema «Geologia, biologia, archeologia del mare», in programma oggi alle ore 18 nella sala convegni del Museo archeologico in San Benedetto a Conversano, organizzata con il patrocinio del Comune di Conversano e della Capitaneria di porto di Bari, da Legambiente, Sipbc (Società italiana protezione beni culturali), Abap (Associazione biologi ambientalisti pugliesi), Sigea (Società Italiana geologi ambientalisti) e Centro Sub Corato. Interverranno: il sindaco e il presidente del Consiglio comunale di Conversano Giuseppe Lovascio e Giuseppe D’Ambruoso; Giovanni Strippoli (Csc Corato), Beppe Cacciapaglia (Legambiente), Marcello Ciminale (docente di Geofisica applicata all’Università di Bari), Oronzo Simone (geologo Sigea), Michele De Gioia (biologo Abap), Gianfranco Ruffo (archeosub Csc Corato e Legambiente), Luigi Leotta (capitaneria di porto di Bari).
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