Le persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere dovranno rispondere di una serie di violenze, lesioni personali ai poliziotti, danneggiamenti. Negli scontri fu incendiato un fuoristrada della polizia e furono danneggiate con lanci di sassi altre auto della polizia. L'identificazione delle persone raggiunte dal provvedimento restrittivo è stata possibile attraverso filmati e fotogrammi visionati dagli investigatori. L’ordinanza è stata emessa dal Gip di Lecce Giovanni Gallo su richiesta del procuratore Cataldo Motta e del sostituto procuratore Massimiliano Carducci. Tutti dovranno rispondere in concorso di danneggiamento, aggressione alle forze dell’ordine, minacce e invasione. Numerose le perquisizioni effettuate in abitazioni.
«FU VERA E PROPRIA GUERRIGLIA»
Sono 11 i teppisti arrestati oggi dagli agenti della Digos e del reparto crimine della Questura di Lecce nell’ambito delle indagini sulle aggressioni avvenute il 16 giugno scorso all’esterno e all’interno di Via del Mare al termine della partita dei pugliesi con il Carpi. Si tratta di persone che hanno compiuto atti di «violenza inaudita», determinando una «vera e propria guerriglia». Lo ha sottolineato in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Lecce Antonio De Donno e il Questore Vincenzo Carella che hanno reso noti i particolari dell’operazione compiuta oggi. Dei 13 provvedimenti restrittivi emessi, ne sono stati eseguiti 11; due ordinanze non sono state alla fine eseguite perchè, come precisato dal procuratore aggiunto De Donno «all’ultimo ci sono stati dei dubbi sulla corretta identificazione».
Si tratta di soggetti, come ammesso dagli stessi arrestati, appartenenti al gruppo Ultras Lecce, residenti tra il capoluogo salentino, Matino, Copertino, Cavallino, San Cesario e Marciano di Leuca. Tutti dai 23 ai 42 anni, numerosi dei quali in passato già sottoposti a provvedimento di Daspo. Soggetti come scrive il gip Gallo nell’ordinanza «dalla significativa negativa personalità». Per tutti l’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, incendio, violazione dell’art.6 quater della legge speciale sulle manifestazioni sportive, nonchè violenza privata. Obbligo di dimora il presunto responsabile dell’aggressione ad un fotoreporter. Questo perchè – è stato spiegato – viene considerata quest’ultima figura giuridicamente diversa dal pubblico ufficiale o dagli stewart.
Tra gli arrestati, spicca il nome di Antonino Raccardi, palermitano di 23 anni, appartenente al gruppo Ultras Palermo Curva Sud, già conosciuto alla Digos palermitana perchè responsabile in passato di attacchi alle forze dell’ordine e danneggiamenti ai treni durante le trasferte del Palermo. Una guerriglia non estemporanea ma preordinata secondo gli investigatori, un pretesto per aggredire le istituzioni. «Da qui la decisione di dare una risposta severa nel più breve tempo possibile - come sottolineato dal questore aggiunto Antonio De Donno - e di chiedere l’applicazione del carcere».
COINVOLTO TIFOSO DEL PALERMO
Il tifoso palermitano arrestato è Antonino Raccardi, di 23 anni, appartenente al gruppo Ultras Palermo Curva Sud, già conosciuto alla Digos perchè responsabile in passato di attacchi alle forze dell’ordine e danneggiamenti ai treni durante le trasferte del Palermo. Secondo quanto reso noto stamani dagli investigatori, a Bari, sarebbe stato Raccardi che prima a volto scoperto e poi con la maglietta grigia avvolta sulla testa, avrebbe sradicato una delle panchine lanciandola nel sottopassaggio verso gli spogliatoi e poi, una volta fuori dallo stadio, avrebbe lanciato un sasso contro il fuoristrada della polizia rompendo il finestrino e con un secondo il lunotto per poi lanciare all’interno del mezzo un fumogeno, provocando l’incendio della vettura.
Ad “incastrare” il 23enne sono stati alcuni degli agenti che quel giorno tentarono di bloccare i teppisti e che lo hanno riconosciuto ma soprattutto il tatuaggio che Raccardi ha su un braccio: un’aquila con le ali spiegate, il logo della squadra del Palermo. Raccardi non figurava tra i tre palermitani presenti il 16 giugno in curva: ciò significa, secondo gli investigatori, che il 23enne sarebbe entrato a vedere la partita sotto mentite spoglie, forse aiutato da qualcuno.