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Lucio Dalla racconta Matteo Salvatore cantautore di Apricena

 
Lucio Dalla racconta Matteo Salvatore cantautore di Apricena

Martedì 07 Febbraio 2012, 12:01

03 Febbraio 2016, 00:26

di STEFANIA LABELLA 
La sua «quasi pugliesità» potrebbe essere scritta sulla sua carta d’iden - tità, tanto ne va orgoglioso e tanto lo ricorda ogni volta che torna nel suo secondo luogo d’origine. Lucio Dalla è già cittadino onorario di Manfredonia, dove trascorreva le estati da bambino, e di Vieste, e le isole Tremiti sono la sua residenza del cuore, ed anche il suo luogo di lavoro preferito. Per questo quando lo scorso anno si iniziò a parlare di trivellazioni nel mare Adriatico, proprio di fronte alle Diomedee, non esitò a mettersi alla testa di un movimento popolare di rivolta delle popolazioni contro l’idea di violare il mare, e organizzò anche un concerto per scongiurare il rischio di trivellazioni. Ed adesso che l’ipotesi uscita dalla porta sta per rientrare dalla finestra, lo sgomento dell’ar tista bolognese, a Foggia per presentare lo spettacolo «Il bene mio» su Matteo Salvatore, è lo stesso. 

«Già la parola “trivellazioni” - dice - è orribile. Ancora più orribile visto che già si sa che se petrolio dovesse esserci, sarà di pessima qualità. Spero che questo nuovo e più ampio movimento contro lo scempio dei mari sia sufficiente a scongiurare ogni pericolo. Le Tremiti e l’Adriatico non hanno bisogno di quel petrolio. Il vostro vero petrolio è il turismo, ma non solo. C’è tanta gente che vive di questo mare. Bello, pulito profondo. Penso alle famiglie di pescatori, per questo il vostro, il nostro mare deve essere tutelato». 

Sarebbe disposto quindi a rimettersi alla testa di un movimento di opposizione alle trivelle? «Il mio sostegno morale ci sarà sempre. Per iniziative concrete però sarò disponibile solo dopo l’estate perchè nei prossimi mesi sono incasinatissimo. Dalla settimana prossima sarò a Sanremo (dirigerà per la prima volta l’orchestra e duetterà con Pierdavide Carone. Duetterà inoltre con il cantante danese Mads Langer, ndr), poi vado in tournée. Avevo solo questi giorni liberi, e li ho dedicati a Matteo Salvatore».
Il primo approccio con il cantautore apricenese proprio a Manfredonia, «mi era capitato di ascoltarlo da ragazzo. Poi abbiamo fatto un concerto insieme nel 1972 o 73, a Roma. Mi ha colpito la sua vicenda umana, tutta. Da quasi pugliese mi sembrava di condividere qualcosa con lui. Ai suoi tempi era popolarissimo fra i grandi nomi della cultura italiana. Italo Calvino, ma anche Luchino Visconti lo ritenevano il più grande rappresentante della cultura meridionale. Pensi che anche Marco Alemanno (l’attore leccese protagonista dello spettacolo, ndr) lo ha conosciuto dalle parole di Piera degli Esposti. È stato il primo a poter raccontare le sue storie ad una platea nazionale. I cantautori sono venuti dopo. I brani che interpreterò mi permettono di entrare in una parte che non è la mia. È una cosa che mi intriga e mi coinvolge. Ma ci sono tanti altri aspetti della cultura etnica garganica che rischiano di scomparire. Un esempio? Il suono della chitarra battente. Quando scomparirà l’ultimo liutaio in grado di costruirle, scomparirà un intero patrimonio culturale da riscoprire, e da rivalutare. Uno dei tanti tasselli che potreste utilizzare per fare grande questa provincia». 

Freme per andare a fare le prove, Lucio Dalla. Perché un artista vero, un professionista, non prende nulla alla leggera, non si culla su un’esperienza lunga decenni. «Da quando abbiamo iniziato questo progetto - sussurra - ho fatto più conferenze stampa che prove. Forse nemmeno Johnny Depp è stato così presentato prima di un film. Spero che tutto questo serva a rivalutare il lavoro di Matteo Salvatore». Il cantore delle profondità marine indossa una vistosa pelliccia e guarda fuori. La neve comincia a scendere davanti a Palazzo Dogana.
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