BARI - È tornato in Brasile nel 2017 dopo una parentesi italiana di 23 anni, di cui 10 a Potenza e 10 in Italia, a Gioia del Colle, nella parrocchia del Sacro Cuore dove ancora tutti lo ricordano con affetto. Don Mario Natalini ha 83 anni, è andato in pensione da parroco (lo è stato per 40 anni con un’esperienza anche in Africa), ma non dall’operatività. Vive in un sobborgo a Sud-Est di San Paolo, la Milano brasiliana come la definisce lui, in una città dormitorio dove la gente parte la mattina presto per andare a lavoro e rientra tardi dopo una giornata nella grande città. Ora vive in seminario e si occupa di formare i giovani e aiutare i tanti poveri della sua zona, quella delle favales e della gente che non ha niente per vivere. Quando due giorni fa c’è stato l’attacco al Parlamento a Brasilia si trovava al Sud del Paese, per un viaggio con altri sacerdoti: «Sono costernato – dice – è un momento difficile. Si respira aria di grande incertezza, c’è preoccupazione, la gente ha paura perché non sappiamo quello che accadrà. Speriamo che non scoppi la guerra civile». Si può dire che questo è uno dei momenti più difficili degli ultimi anni? «In Brasile non ci sono mai momenti facili – racconta il sacerdote mentre la linea telefonica va e viene –. In Italia c’è grande confusione politica, ma da noi è peggio. A differenza dell’Africa dove c’è solo povertà, qui ci sono i grandi ricchi e quelli che non hanno nulla, nemmeno un pezzo di terra. Il contrasto crea violenza». Non torna nella sua Italia da quando l’ha lasciata, quasi sei anni fa. Prima il Covid, poi problemi con il visto lo hanno bloccato oltre Oceano. Non hai mai perso i contatti con Gioia del Colle, ma il richiamo della terra brasiliana che ha sempre bisogno di aiuto è stato troppo forte. E allora lo ha scelto come (insolito) «buen ritiro». «Questa è la mia scelta di vita – dice –. In Italia ero in panchina, ero libero, andavo a prendere il caffè, qui invece c’è sempre da lavorare, non si smette mai, anche ad 83 anni. Ora dovremo rimboccarci le maniche ancora di più».
È preoccupato anche un professionista nato in Brasile ma residente a Gioia del Colle, con la sua famiglia, da oltre otto anni. Il suo impegno quotidiano è assistere gli stranieri in Italia, assicurando un prezioso ausilio nel cavarsela tra problemi burocratici, leggi e normative. «Conosco bene quello che succede in questo momento in Brasile e penso alla mia città, San Paolo, importante centro finanziario e culturale, sede di tre università, di un politecnico, dove vivono oltre 12 milioni di persona, solcata da ampie strade ed imponenti viadotti, ornata da una serie di spazi verdi, con una serie di straordinari distretti industriali, dove confido che si possa riuscire a superare questo drammatico momento rapidamente. Ma non solo a San Paolo, ma in tutte le città brasiliane, le persone che sono di destra, si stanno, quasi, accampando di fronte alle caserme dei militari. Tanta gente da qualche tempo chiede spiegazioni democratiche che tardano ad arrivare e questa situazione mi turba notevolmente, anche se Gioia del Colle, favorevole e storico punto di riferimento delle città pugliesi, continua ad offrirmi ambiti di serenità in un centro che garantisce una buona qualità dell’esistenza». E quest’uomo di 41 anni, sposato ad una giovane donna, anche lei brasiliana di San Paolo, e padre di due bimbe, con l’intera sua famiglia si è ben inserito da queste parti. «E molto spesso, aggiunge l’ingegnere, torno in Brasile poiché sono consulente di un’azienda che opera a sostegno del settore edile, ramo in cui effettuo attività professionale nella regione pugliese. E tornando alle gravi questioni brasiliane mi permetto far presente come la destra sinora si è spesa, quasi inutilmente, nel richiedere che fosse fornito un chiarimento all’intero Paese su come si sono svolte le elezioni. E non avendo ricevuto nessuna risposta dal Ministero della Giustizia sulla competizione elettorale, si sta chiedendo l’applicazione dell’articolo 1 della Costituzione». E nei prossimi giorni cosa potrebbe accadere? «Potrebbe verificarsi una mobilitazione del settore degli autotrasportatori per bloccare ogni arteria del Brasile, eventualità che spero non accada per il bene dell’economia di un Paese che presenta un considerevole movimento di esportazione che vanno dalle storiche produzioni agricole e tessili alle moderne realizzazioni di componenti elettriche, elettroniche e di arredamento». E l’attuale crisi planetaria? «Si è sentita anche in Brasile. Ma alla congiuntura economica non può aggiungersi una contingenza politica. Per un Brasile storicamente pacifista che è progredito in virtù delle enormi risorse, in particolare, naturali che dispone».