Mollati gli ormeggi dalla base navale di Taranto dieci giorni fa, il 15 febbraio, «Nave Garibaldi», la prima portaerei italiana destinata in un prossimo futuro a funzionare come ponte di lancio di satelliti, ha varcato lo Stretto di Gibilterra, fra Spagna e Africa, per fornire alla Nato il «quartier generale» delle forze da sbarco che saranno impegnate «Cold response 2022», la più grande esercitazione militare dell'Alleanza Atlantica degli ultimi anni nell'area artica.
Programmate da mesi, adesso alla luce della crisi Ucraina-Russia, in vista di un'eventuale escalation militare fra Russia e Paesi Occidentali le prossime manovre appaiono più politicamente «pesanti». L'esercitazione impegnerà oltre 35mila militari da metà marzo ad inizio aprile, e già prima che l'area dell'Est Europa si infiammasse erano state interpretate dagli esperti come risposta ai test condotti dalla Marina militare russa a fine dicembre con il missile ipersonico Tsirkon, incubo degli alti comandi militari della Norvegia e dei vertici della Nato.
Il «Garibaldi» nella prima decade di questo mese aveva già compiuto un ciclo di addestramento nel golfo di Taranto affiancato dall'altra portaerei della Marina militare italiana, «Nave Cavour», e dalle navi «Doria» (cacciatorpediniere lanciamissili), «San Giorgio» e «San Marco» (unità da sbarco), «Marceglia» (fregata lanciamissili), «Stromboli» (unità rifornitrice), «Foscari» (unità minore combattente) e «Alghero» (un cacciamine) e dal sommergibile «Scirè» (a propulsione diesel-elettrico, classe U212A). Anche il cacciatorpediniere della Marina militare statunitense, il «Navy Gravely» (classe Arleigh Burke), ha partecipato alle attività addestrative pianificate dalla Seconda Divisione.
Pochissimi giorni in rada quindi per il «Garibaldi» e poi partenza per l'Artico, dove nelle manovre sarà affiancato dalla portaerei «HMS Prince of Wales» della Royal Navy britannica, abilitata ad imbarcare anche i modernissimi cacciabombardieri F-35B a decollo e atterraggio corto o verticale.
Sembra invece destinata ad essere annullata la partecipazione in affiancamento alle due grandi unità europee del gruppo da battaglia della portaerei «Truman» della Marina Usa, che in questi giorni continua ad incrociare fra Taranto e la Sicilia, area più vicina al Mar Nero e all'Ucraina. Secondo alcune indiscrezioni, lunedì sera, dopo l'annessione del Donbass da parte del presidente russo Putin, la «Truman» ha lanciato una squadriglia di cacciabombardieri F-18 sul Mar Nero, temendo un attacco delle truppe di Mosca. Appena 48 prima a meno di 200 miglia dalla base navale pugliese si era «affacciato» l'incrociatore pesante «Ustinov» della Marina militare russa, unità soprannominata «killer di portaerei» perché armata con 16 potenti missili antinave. Lo «Ustinov» teneva sotto controllo e minaccia la «Truman»: braccato da pattugliatori marittimi Atr-72 dell'Aeronautica militare e P-8 della Marina americana, ha poi invertito la rotta e ha raggiunto Cipro.
Tornando sul Mar Nero, prosegue la missione di affiancamento ai caccia Mig-21 all'aviazione militare romena della Task Force «Black Storm» dell'Arma Azzurra italiana, coordinata dal 36° Stormo di Gioia del Colle (base in provincia di Bari), assicurata con i più avanzati caccia intercettori Eurofighter Typhoon. I «top gun pugliesi», ha reso noto il ministero della Difesa, nei primi due mesi di attività hanno effettuato ben 14 «scramble» (decolli su allarme) dall'aeroporto di Costanza, dove ha sede la task force, intercettando e identificando aerei sconosciuti che avevano violato lo spazio aereo Nato. La «Black Storm» è assicurata da 140 militari e 4 jet, con il contributo anche del 4°Stormo di Grosseto, del 37° di Trapani e del 51° di Istrana.