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Losacco: la sfida in Puglia? Far tornare centrale il Pd

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Losacco: la sfida in Puglia? Far tornare centrale il Pd

«Sempre vincenti, ma alle politiche siamo stati i meno votati d’Italia»

Lunedì 12 Luglio 2021, 14:36

Bari -  Alberto Losacco, deputato dem e membro della direzione nazionale del partito, l’approssimarsi del congresso regionale accende i riflettori sulla compagine pugliese.
Che Pd immagina per i prossimi anni?
«Il congresso è l’unico strumento che un partito ha per rigenerarsi, dopo dieci anni di assenza serve un congresso vero che rimodelli il partito. Immagino un Pd che fa politica nell’esercizio del governo ma anche stabilendo un dialogo più fecondo, con la società e con la platea larga dei nostri elettori. In questo senso un grande impulso, da sfruttare anche in fase congressuale, potrà arrivare dalle Agorà, fortemente volute dal nuovo segretario Enrico Letta. Dobbiamo essere più bravi nel recepire le istanze di cambiamento che ci vengono dalla società. Non sempre lo facciamo, anzi, a volte ne sbarriamo la strada»
In Puglia avete vinto quasi ovunque ma usando spesso il modello Emilia Romagna, molto allargato. C’è qualcosa che non ha funzionato?
«In Emilia il modello è differente perché fa perno su un Pd molto forte. In Puglia il lavoro fatto da Michele Emiliano con e per le liste civiche, è stato determinante per la vittoria, e il Pd non sempre è stato centrale a volte anche per generosità al fine di favorire l’allargamento del campo politico. Sono state, meritoriamente, costruite alleanze vincenti per le elezioni locali ma, alle politiche del 2018, il Pd Puglia con il 13,7% è stato il meno votato d’Italia, ed è incredibile se si pensa che qui, oltre a governare praticamente ovunque, il Pd può contare su due leader come lo stesso Emiliano e Antonio Decaro. È arrivato il momento di dedicare le nostre attenzioni al Pd, anche perché ha dimostrato di restare un approdo sicuro in un magmatico scenario politico nazionale».
Il segretario uscente Marco Lacarra rimane l’uomo giusto cui affidare la guida del partita?  
«Durante il suo mandato abbiamo vinto praticamente tutte le elezioni locali più importanti. Sta conducendo con grande equilibrio e con grande disponibilità verso tutti i passaggi   della fase pre-congressuale. Anche personalmente ho costruito un ottimo rapporto, lui ha potuto contare su di me ed io so di poterlo al contrario. Ancora non sappiamo se Marco deciderà di ricandidarsi, nel frattempo dobbiamo ricostruire il radicamento, valorizzando i nostri iscritti e definire cosa vogliamo fare sulle grandi sfide della Puglia del dopo pandemia»
Quale sarà il contributo della sua corrente, Areadem, che fa capo al ministro Dario Franceschini?
«Areadem vuole caratterizzare il suo contributo tenendo insieme l’obiettivo della lotta all’emegenza climatica e della transizione ecologica con quello dell’inclusione sociale e della formazione di competenze nuove che servono ad accompagnare i lavoratori in questo cambiamento: formazione continua, politiche attive del lavoro, occupazione femminile e giovanile. E poi riqualificare le nostre città e le aree interne con una nuova mobilità e attraverso la rigenerazione urbana».
Le alleanze, però, restano un tema cruciale. Due i nodi caldi: l’intesa con il Movimento 5 Stelle e l’allargamento al civismo, spesso nutrito da aperture spericolate verso mondi lontanissimi dal vostro. Come si rintraccia un equilibrio?
«Io, anche sui territori, sarei sempre per ripartire dallo schema politico che ha animato l’esperienza del Governo di centrosinistra e solo in una fase successiva, affrontare l’allargamento. Si salvaguarda così, il profilo politico della coalizione, si porta il civismo sano a definirsi politicamente e magari si riduce il potere d’interdizione di qualche potentato locale».
D’accordo, ma sarà necessario individuare un metodo....
«Con le civiche, il ragionamento andrebbe fatto caso per caso: c’è un civismo vero e ce n’è uno che è solo riciclo di ceto politico, che nulla aggiunge in termini di progettualità e di valore politico-amministrativo. Dobbiamo superare la sindrome del passo indietro, nell’idea che un partito più timido faciliti le alleanze. Le alleanze assumono spessore e ci consentono di trasformarle in un fatto politico stabile, solo con un Pd che esprime fino in fondo la sua personalità. Altrimenti, come abbiamo visto in Puglia alle politiche del 2018, quei voti non restano nel nostro campo».
La discesa in campo dell’ex premier Giuseppe Conte, alla guida del M5S o di un nuovo movimento tutto suo, potrebbe sottrarre uomini e forze al Pd?
«Le alleanze sono l’abc della politica. Con Conte e i 5 Stelle abbiamo fatto un lavoro enorme in una fase difficilissima, superando diffidenze iniziali e facendo maturare un rapporto leale e costruttivo. È un valore da difendere, soprattutto se dall’altra parte c’è una destra sempre più spostata a destra, che in Europa è alleata di Orban e di quelli che non volevano gli aiuti per l’Italia».
Ma può rappresentare una «minaccia» per voi?
«La proposta politica di Conte non è ancora chiarissima e spero produca un valore aggiunto per la coalizione di centrosinistra senza togliere nulla agli altri partiti»
Infine, dai fatti foggiani a De Benedictis, la legalità è un tema tornato cruciale in Puglia. Serve un nuovo slancio moralizzatore?
«Premesso che l’allerta sulla legalità deve restare sempre al massimo livello di guardia come testimoniano i recenti accadimenti, in questo momento vedo anche un tema di coerenza. Come ci insegnava Guglielmo Minervini, la testimonianza, ossia il modo con cui ciascuno di noi interpreta il suo impegno, è un valore fondativo della politica. E su questo possiamo e dobbiamo ancora migliorare».

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