I medici che hanno somministrato dosi di vaccino a persone senza requisiti rischiano l’accusa di peculato. Ma chi ha ricevuto l’iniezione non è imputabile, e potrebbe dunque cavarsela con una sanzione amministrativa da 5mila euro. È questa l’impostazione su cui lavora la Procura di Bari, che a breve chiuderà l’inchiesta sui «furbetti» delle vaccinazioni. Il fascicolo del pm Baldo Pisani è alle battute finali. I Nas dei carabinieri, cui sono state delegate le indagini, sta chiudendo infatti l’in - formativa che contiene l’esito dei controlli effettuati sui primi quattro mesi della campagna vaccinale, in cui rientra - tra l’altro - anche la relazione predisposta dal Nirs, il Nucleo ispettivo regionale della sanità guidato dall’avvocato Antonio La Scala. I casi all’attenzione della magistratura non dovrebbero essere numerosi, anche perché - a fronte di un quadro normativo tutt’altro che chiaro, con circolari che hanno cambiato le regole 19 volte in tre mesi - ci si concentrerà soltanto sulle violazioni più clamorose. E l’accusa ipotizzabile a carico dei pubblici ufficiali (come lo sono i dirigenti medici) è, appunto, quella di peculato per distrazione: questo perché il vaccino sarebbe stato destinato ad uno scopo diverso rispetto a quello originariamente previsto. Ovvero utilizzato per una persona che non ne aveva diritto rispetto a quelle che erano le indicazioni. Diverso il discorso per il beneficiario della somministrazione.
Qui infatti non può essere ipotizzato alcun reato, a meno che non sia stata fornita una dichiarazione falsa: a questo proposito è in corso una verifica sulle attestazioni dei «caregiver», le persone che a cavallo del weekend di Pasqua hanno ottenuto la vaccinazione attestando appunto di essere i «badanti» di un disabile grave. Un diritto previsto dal Piano vaccinale che, però, in alcuni casi potrebbe essersi trasformato in un espediente per vaccinare intere famiglie. In tutti gli altri casi, l’unico appiglio è la sanzione amministrativa fino a 5mila euro prevista per le prestazioni sanitarie rese in assenza di requisiti. Si tratta però, appunto, di una sanzione amministrativa e non di una sanzione penale, che dovrà essere irrogata dalla stessa Regione, e per questo potrebbe essere ammesso anche il pagamento in misura ridotta: potrebbe essere possibile cavarsela con 2mila euro. Le somministrazioni «dubbie» finite nel mirino degli ispettori regionali sono circa 7mila, ma la stragrande maggioranza è stata spiegata con registrazioni imperfette nel sistema informatico (ad esempio con una categoria errata). Ci sono però anche i casi lampanti di vaccinazione effettuata in assenza di requisiti, vedi ad esempio alcuni professionisti che non rientravano in alcuna delle categorie di rischio previste all’inizio della campagna vaccinale, ma anche i parenti dei medici. La giustificazione più gettonata, quella delle «dosi avanzate», in alcuni casi è stata messa in dubbio dal ritrovamento negli ambulatori di «post it» con il nome e il numero di telefono del fortunato prescelto per recitare il ruolo del «primo che passa».