Il report settimanale del ministero della Salute dirà oggi se la Puglia merita di tornare in zona gialla a partire da domenica. La possibilità, ventilata da giorni dal presidente Michele Emiliano, è resa probabile dal fatto che l’indice Rt (il numero dei contagi secondari prodotti da ogni singolo caso non asintomatico) è pari a 0,9, tale da confermare la classificazione in uno scenario di basso rischio.
La sicurezza potrà arrivare solo dopo l’esame dei dati ufficiali, ed è anche appesa all’interpretazione di un parametro (la percentuale di positivi sul totale dei test effettuati) che nel rapporto di 7 giorni fa era considerato critico per un motivo tecnico: la Regione ha infatti cominciato a includere nel totale dei tamponi anche gli antigenici rapidi, cosicché la variazione della percentuale comunicata la scorsa settimana non è stata ritenuta confrontabile con quella della settimana precedente.
Anche se la Regione fa sapere che si tratta di un falso problema (i tamponi rapidi erano inseriti nel totale anche la settimana precedente), va detto che pure questa settimana l’occupazione dei letti di Terapia intensiva e di medicina è superiore alle soglie fissate dal ministero della Salute. Lo ha confermato ieri anche il rapporto della Fondazione Gimbe, che ha calcolato al 37% l’occupazione dei letti di Intensiva (contro una soglia del 30%) e al 42% quella di area medica (40%). Cala invece, secondo lo stesso rapporto, sia il numero dei casi attualmente positivi ogni 100mila abitanti (1.283) e sia il tasso di incremento settimanale dei contagi (+5,7%). Scende anche il rapporto tra positivi e tamponi effettuati (25,9%).
La regola fissata in sede ministeriale è che per scendere in una fascia di tutela inferiore le regioni devono possedere i requisiti previsti per due settimane consecutive. La Puglia la scorsa settimana non li aveva, pur essendo in una situazione di livello di rischio inferiore rispetto a quello di 7 giorni prima: il 15 gennaio era a rischio alto, dal 22 è passata stabilmente a moderato per due settimane consecutive. Ma la preoccupazione sulla tenuta del servizio sanitario ha comportato il mantenimento della zona gialla: spetterà alla cabina di regia, oggi, rivalutare la situazione e stabilire se è possibile un cambio di fascia.
Intanto, il rapporto ministeriale sull’andamento della mortalità ha evidenziato che dal 25 novembre al 19 gennaio a Bari sono stati registrati 653 decessi, 164 in più rispetto alla media ponderata degli ultimi 5 anni. I picchi si sono verificati dal 6 al 12 gennaio (94 morti) e dal 13 al 19 gennaio (96), mentre in base alle serie storiche (ultimi 5 anni) dal 25 novembre al 19 gennaio erano attesi 489 decessi complessivi: va detto, però, che Bari ha cambiato le modalità di registrazione dei decessi per cui i dati potrebbero non essere affidabili. A Taranto, invece, la situaizone è sostanzialmente in linea: rispetto ai 268 decessi attesi ne sono stati registrati 277.
Ieri intanto i nuovi casi covid sono rimasti nuovamente sotto quota mille: 975 (su 10.148 test) e 31 decessi, con un tasso di positività pari al 9,6%. Registrati 502 nuovi casi a Bari, 92 a Brindisi, 73 nella Bat, 60 a Foggia, 86 a Lecce, 163 a Taranto, uno da determinare. Scendono i ricoveri, mentre in un solo giorno (per effetto dell’aggiornamento dei sistemi informatici) i pazienti guariti sono cresciuti di 1.229 unità