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Leonardo Petrocelli
14 Gennaio 2021
BARI - Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse, nei mesi durissimi della prima e della seconda ondata pandemica qual è stato il ruolo svolto dalle banche di credito cooperativo?
«Lavorando con le misure varate dall’esecutivo siamo andati significativamente oltre la nostra consueta quota di mercato che, solitamente, si aggira fra il 7 e l’8% del credito complessivo. Si direbbe, banalmente: abbiamo fatto il nostro dovere e molto di più. È un risultato che ci rende orgogliosi e che certifica il nostro ruolo: quando la banca di comunità opera bene va immediatamente incontro alle esigenze della clientela»
Qual è stato il valore aggiunto?
«In casi come questi è decisiva la soft information, la qualità premiale della relazione. Un banca esiste soprattutto quando intercetta la fiducia, il primo valore immateriale»
La vostra clientela è quella delle micro-imprese che innervano e caratterizzano il tessuto produttivo italiano e, sopratutto, meridionale. Resisteranno alla crisi?
«Sento dire spesso che la pandemia è come una guerra. Ma in guerra molte braccia vengono sottratte all’impresa per correre al fronte e, soprattutto, la produzione cambia volto per adattarsi alle esigenze del conflitto. Attualmente è diverso. La produzione non è stata snaturata, ma è rimasta intatta. Nella mia banca, ad esempio, non mi aspetto un rimbalzo negativo rilevante. I nostri clienti sono gente operosa, artigiani, coltivatori diretti, commercianti capaci di trovare soluzioni e di adattarsi al contesto. Preoccupa di più chi potrebbe non dare segni di ripresa».
Un punto cruciale: alla fine delle moratorie cosa attende chi ha acceso un mutuo ed è rimasto fermo per mesi?
«Questo è un tema che inizia ad affacciarsi nel dibattito e, a breve, potrebbe diventare cruciale. Quello del default e dell’insolvenza è un nodo iper-regolamentato ma qui ci troviamo in una situazione diversa. Il codice civile regola l’inadempimento colpevole ma se l’inadempimento è una diretta conseguenza di misure restrittive, cioè di un evento straordinario al quale si sono accompagnati provvedimenti di natura normativa e amministrativa che mi hanno impedito di fare il mio lavoro, sono davvero inadempiente?».
Ecco, lo sono?
«Ritengo non del tutto. Ma se il problema è emerso per le locazioni, qui il dibattito deve ancora innescarsi. Resta il fatto che inserire un imprenditore nella lista dei “cattivi pagatori” non può che determinare conseguenze peggiorativa del suo stato».
Bisognerà proseguire con le moratorie?
«Bisognerà trovare delle forme per rendere la ripresa dei pagamenti sostenibili per quelle imprese che ce la possono fare. Io confido in una rapida ripresa. I ristoranti chiusi per settimane magari riaprono e ricominciano a fatturare in modo significativo.
Bene, realisticamente devono potersi riprendere e rientrare dei pagamenti. È importante dare tempo alla gente».
E finirà così?
«L’Europa è piuttosto rigida in materia, ritenendo sia sempre un bene evidenziare e far apparire le criticità. Ma se si può evitare quando non è necessario perché favorire l’espansione delle sofferenze?»
Vi siete spesso interfacciati con il governo giallorosso, ora in crisi. Quali sono state la vostre richieste?
«Riteniamo da diverso tempo che la normativa che attualmente regola le banche di credito cooperativo, successivamente alla costituzione dei gruppi bancari cooperativi, meriterebbe una revisione in quanto certe norme europee che ci collocano nel sistema delle banche “significant” andrebbero riviste. Serve portare le nostre banche ad avere una regolamentazione coerente con la propria struttura giuridica e la propria effettiva operatività».
Che risposte sono arrivate?
«Il presidente del Consiglio, a settembre, durante il Festival dell’economia di Firenze, ha riconosciuto chiaramente che il nostro sistema merita una revisione normativa. Ora si tratterebbe di mettersi al tavolo con i regolatori per capire in che direzione ma, di fatto, il Governo ha percepito e recepito questa esigenza».
Fra le priorità più stringenti in questa fase c’è la ripresa economica con i fondi europei, tra Recovery e Green Deal, dedicati a innovazione e transizione verde. Siete della partita?
«È la nostra vocazione. Per esempio abbiamo tra le banche di credito cooperativo il consorzio Bcc Energia che compra per conto delle banche energia pulita. Sono molte anche le iniziative, dal forte valore innanzitutto simbolico, come l’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici a Castellana e a Policoro. Sono fatti non di grande impatto immediato, certo, ma che manifestano chiaramente l’indirizzo verso cui siamo orientati».
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