L'intervista

Leo: «Meglio la didattica web che ammalarsi di Covid»

Michele De Feudis

L'assessore: «Scelta obbligata ma temporanea»

Assessore Sebastiano Leo, la delega al Lavoro di questi tempi scotta. Da dove partirà?
«La delega al Lavoro è una delle più complesse e affascinanti. Le politiche attive del lavoro in Puglia non partono ma ripartono dai provvedimenti degli ultimi cinque anni: dai programmi MiFormo&Lavoro rivolto ai disoccupati, Garanzia Giovani per i Neet, come dalla riqualificazione per i cassaintegrati e i progetti per le persone in esecuzione penale. Nello scorso quinquennio la formazione è stata una delle attività politiche in cui abbiamo investito di più: la Puglia è prima in Italia per numero di personale assunto post formazione. Siamo oltre l’80 per cento».

Il primo passo in cantiere?
«La pandemia sta cambiando i rapporti produttivi e economici. Per questo, anche in sede di IX Commissione Stato-Regioni, stiamo lavorando ad un Piano Straordinario per le Politiche Attive del Lavoro che affronti il tema dell’implementazione dei sistemi informativi, di una maggiore digitalizzazione dei servizi, lo sviluppo di servizi aggiuntivi, come la certificazione delle competenze e l’orientamento ed accompagnamento ai servizi di natura sociale. Tali azioni potrebbero anche essere finanziate con le ulteriori risorse del Recovery Fund».

Si occuperà di Diritto allo studio. Il prof. Ernesto Galli della Loggia considera la didattica a distanza fallimentare.
«In parte concordo. Del resto, né io né il presidente Emiliano abbiamo mai decantato, per usare un passaggio utilizzato dal professor Galli, le magnifiche potenzialità della Dad. Sono stato ragazzo e sono padre. Non pontifico. So bene i sacrifici che stiamo chiedendo ai bambini e ai ragazzi. Il punto è che, trattandosi di una parentesi temporale, preferisco dover chiedere loro di rinunciare alla socialità piuttosto che saperli a lottare con il Covid. La didattica integrata a distanza è stata una scelta obbligata».

Le famiglie con meno risorse non possono colmare il divario digitale. Che fare?
«La didattica integrata necessita di pc o tablet di cui non tutte le famiglie dispongono. Stiamo continuando a lavorare per misure che possano ridurre queste differenze. Ma è limitativo: se il Diritto allo Studio deve essere universalmente garantito anche a distanza, non basta fornire di un tablet ogni studente se non ha accesso ad una rete internet veloce. Ci sono comuni interi o quartieri di città medio-grandi che in alcuni casi non hanno accesso neanche ad una linea Adsl. Serve continuare ad investire sul piano nazionale per la digitalizzazione del Paese».

Il Covid ha cambiato tutto. Ci sono nuovi mestieri e altri che spariscono. Come registrerete questa tendenza nella formazione?
«Ci siamo dotati di un Repertorio Regionale delle Figure Professionali che è uno strumento aperto. Fondamentale sarà il ruolo di Arpal e dei Centri per l’Impiego. Il digitale è il futuro, e lo intendo applicato anche ai settori tradizionali, dal turismo all’agricoltura».

Nel 2015 è stato eletto in «Noi a sinistra», ora con i popolari. Si è spostato più al centro?
«No, è un ritorno alle origini. Sono sempre stato un democratico progressista e cattolico, ispirato da personalità dalla forte vocazione verso il prossimo, specie più fragile, come Don Tonino Bello e Aldo Moro. Nasco nei Popolari che poi confluirono nella Margherita e quindi nel Pd, di cui sono stato fondatore».

Il supporto di Totò Ruggeri in campagna elettorale?
«Con Totò ho un legame difficile da spiegare e raccontare. C’è un rapporto umano prima che politico. È stato essenziale nel fare le liste e sui temi politici più rilevanti».

Ha una tessera di partito?
«No. Registro una certa difficoltà dei partiti nella capacità di rappresentanza dello spaccato sociale».

Cassano e Stea guardano al Centro di Tabacci. Lei?
«Non conosco personalmente Tabacci. Il civismo è fondamentale per vincere le prossime elezioni nazionali, così come è avvenuto in Puglia, ma ha bisogno di nuovi spazi, anche a livello nazionale centrandosi su tematiche innovative e forme organizzative diverse da quelle tradizionali».

Il suo rapporto con Michele Emiliano come nasce?
«Nella giunta del 2015, fondato su stima reciproca e di fiducia. La riconferma delle deleghe ne è il risultato più visibile».

Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’occupazione al Sud non registra numeri di rilievo. Cosa non ha funzionato?
«Non è un problema del meridione, non mi risultano grandi numeri al Nord. Se non ci concentriamo sullo sviluppo delle competenze da un lato e sulle esigenze delle imprese dell’altro questi matrimoni occupazionali non hanno ragione di svilupparsi».

Nella sua città, Copertino, come incontra i cittadini: ha una segreteria politica, una sezione?
«Ho una segreteria politica, come facevano i politici di un tempo, dove ricevo i cittadini. Questa mattina un mio collaboratore, in una telefonata di cortesia, mi chiedeva cosa facessi. Sto con persone, gli ho risposto. Sto sempre tra le persone, mi sento un popolare nel senso di uno del popolo».

Privacy Policy Cookie Policy