Vincenzo Fanizza, e adesso? Gran parte di questi azzurrini nei club trovano posto solo in panca. Un problema?
«Rientrano nei club con un’esperienza internazionale e un campionato europeo vinto. Le società non possono non tener conto del valore aggiunto. Sì, bisogna avere il coraggio di metterli in campo».
Tre titoli in due anni, tra cui un mondiale Under 19 e il freschissimo Europeo Under 18 vinto domenica a Lecce in finale contro la Repubblica Ceca. Non è il momento di qualche grosso club piuttosto che continuare a fabbricare talenti per il futuro?T
«Mai dire mai, proposte di club le valuterei, ma il percorso azzurro mi affascina. Vede, si trascurano le responsabilità. Se avessimo perso, oggi parleremmo di altro, delle cose che non vanno e che non sono state fatte»
E invece ha fatto un doppio miracolo. All’Italia, portando un titolo che mancava da 23 anni e alla Puglia sfornando due giocatori di futuro sicuro: Gabriele Laurenzano, calabrese di Rossano, ma di stanza a Castellana, premiato come miglior libero dell’Europeo, e Cosimo Balestra, centralone di due metri, di Francavilla come lei, uno che mura a 264 cm e schiaccia a 344.
Entrambi sono titolari nella città delle Grotte in B con la Materdomini. Quasi un’eccezione o no?
«Anche gli schiacciatori Luca Porro, miglior attaccante dell’Europeo, e Marco Zoratti, hanno nei club molte possibilità di partire titolari. Gabriele? I genitori me lo hanno affidato quando non aveva dodici anni. Viaggiava ogni settimana, arrivava a Francavilla il giovedì e tornava a Rossano Calabro la domenica. Ha fatto tanti sacrifici è diventato uomo oltre che un ottimo libero. E Cosimo ha cominciato quando aveva dieci anni. È un taciturno, ma molto serio. Ha i migliori numeri di categoria in Italia. I due sono una certezza, ma posso dire che nel giro di un anno ne usciranno altri. Sicuro».
Il coach della nazionale seniores Gianlorenzo Chicco Blengini le riconosce umiltà vincente, e il guru Julio Velasco la capacità di costruire giocatori non sudditi dell’allenatore. L’avrebbe mai detto?
«È chiaro che fa piacere. Chicco è stato con noi fino all’ultimo, anche Julio. Con lui mi sento ogni giorno. Mi ha dato carta bianca, ho parlato più con lui che mia moglie. Non so se sono riuscito a dare a questo gruppo la convinzione necessaria per acquisire autonomia. Ho ricevuto l’incarico appena il 4 luglio e negli allenamenti ho cercato di dare sicurezza lavorando anche la notte sulla tecnica. Ma in campo hanno fatto loro, con la loro testa. È così che si deve fare, e lo faccio da anni».
Mattia Boninfante spostato al palleggio, lui che a Treviso gioca come attaccante, e a Marco Zoratti gli ha fatto fare lo schiacciatore lui che a Genova è in regia. Rivoluzioni che aiutano o si pagano?
«Dipende da quello che accade quando i ragazzi rientrano nei club d’;appartenza. Non dobbiamo cercare di convincere i loro allenatori, piuttosto di confrontarci, per il bene di tutti, della nazionale e del club. E ci confrontiamo».
Guardando le altre squadre che idea ha avuto anche alla luce del fatto che mancavano nazionali come la Slovacchia e la Francia?
«Non credo che la Slovacchia avrebbe fatto la differenza e la Francia, campione uscente, sarebbe sicuramente entrata tra le prime quattro, ma da un anno all’altro le cose cambiano e con i ragazzi cambiano velocemente. Una cosa è certa, negli ultimi anni la scuola europea sta andando più avanti di quella sudamericana».