AERONAUTICA MILITARE
Matarrese, appalto da 91 mln: ricostruirà la base che ospita l'arsenale nucleare Nato
Nuove strutture in vista dell’acquisizione dei (molto discussi) cacciabombardieri F-35 che potranno sganciare la «bomba». Previsti, tra gli altri, hangar, due «linee volo con 15 mini capannoni ciascuna», palazzina, Comando e simulatori
BARI - «Abbiamo firmato il contratto mercoledì 10 giugno, ora partirà la progettazione e daremo il via ai lavori fra tre mesi». Così l’ingegnere Salvatore Matarrese, direttore tecnico dell’impresa edile “Matarrese spa” ed ex deputato (nella XVII legislatura fino al 2018 per Direzione Italia / Con Monti per l’Italia), conferma il via libera al cantiere per ricostruire la base aerea dell’«atomica italiana» a Ghedi, paesino una ventina di chilometri a sud di Brescia, dopo una causa vinta al Tar locale. I giudici amministrativi hanno infatti giudicato infondato il ricorso della seconda classificata in gara, la Icm di Vicenza.
IL NUOVO “NIDO” PER GLI F-35 - Un appalto di tutto rispetto quello vinto dall’azienda di famiglia dei «Kennedy di Bari»: il ministero della Difesa pagherà poco più di 91 milioni e 300mila euro (il prezzo offerto in gara) per nuove strutture in vista dell’acquisizione dei nuovi cacciabombardieri F-35. Questi jet di ultima generazione infatti dovranno mandare in naftalina gli ormai obsoleti bombardieri Tornado Idv.
Attualmente gli F-35, gli unici aerei dell’Aeronautica militare con capacità «stealth» (invisilibità o bassa visibilità ai radar) da 100 milioni di dollari l’uno, sono in dotazione solamente al 32° Stormo di Amendola, alle porte di Foggia. Ma diversamente che in Puglia, a Ghedi gli F-35 dovranno essere a capacità «nucleare», così come lo sono stati prima gli F-104G e dal 1982 i Tornado Idv del 6° Stormo della base bresciana.
La «Matarrese spa» sarà chiamata a costruire, come si legge nel capitolato d’appalto, gli hangar di manutenzione, due «linee volo con 15 hangaretti ciascuna», la palazzina Comando e simulatori, la «warehouse» (il deposito), il polo tecnologico, le centrali elettriche e le opere di urbanizzazione e predisposizione degli impianti dati e telecomunicazione in un complesso, aggiungiamo, che dovrà avere le massime caratteristiche di sicurezza e difesa.
BOMBE USA SU JET ITALIANI - Ma perché Ghedi è base dell’«atomica italiana»? Nel quadro degli accordi della Nato, qui in un’area riservata dell’aeroporto dell’Aeronautica italiana il 704° Squadrone di mantenimento munizioni dell’aviazione militare statunitense custodisce fra le 20 e le 40 bombe nucleari B-61 (ordigni progettati e sviluppati negli Anni Sessanta nei lavoratori militari di Los Alamos, nel New Mexico). Una cinquantina invece risultano le B-61 presenti nella base di Aviano (in Friuli Venezia Giulia, circa 15 chilometri a nord di Pordenone), che è però aeroporto militare solo statunitense, sede del 31° Stormo dell'Usaf, equipaggiato con cacciabombardieri F-16 (non «invisibili» ai radar al pari dei Tornado italiani).
Ufficialmente l'Italia dal 1975, aderendo al Trattato internazionale di non proliferazione nucleare, decise di non sviluppare proprio una propria bomba atomica. Ma la Nato ha «imposto» anche negli anni a seguire il deposito delle atomiche nelle nazioni dell’Alleanza Atlantica, Alleanza da sempre sotto il comando militare di un generale statunitense (chiamato in gergo «Saceur», comandante supremo delle Forze alleate in Europa) perché Washington garantisce il 70% delle risorse della coalizione militare. In caso di conflitto nucleare, anche i Gruppi volo delle nazioni alleate addestrati all’uso delle atomiche sarebbero trasferiti sotto il diretto comando del Saceur.
Oltre che a Ghedi e Aviano, le bombe B-61 sono distribuite nelle basi aeree di Ramstein, Büchel e Spangdahlem in Germania, di Lakenheath in Gran Bretagna, di Volkel in Olanda, di Kleine Brogel in Belgio.
È dubbia la permanenza ad Incirlik, in Turchia, dopo che l’anno scorso circolarono «voci» sul possibile trasferimento delle B-61 lì custodite sin dai tempi della Guerra Fredda ad Aviano, per contrasti politico - militari fra Trump ed Erdogan.
Le bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 avevano rispettivamente potenze comprese fra i 13 e i 18 e i 18 e i 23 chilotoni. Le B-61 della Nato avrebbero una potenza di 50 chilotoni l'una. Più del doppio.
UN PROGRAMMA LUNGO E SEMPRE PIÙ COSTOSO - Ora, i 91 milioni e passa stanziati per costruire la nuova aerobase di Ghedi sono solo una tessera di un «puzzle» di potenziamento delle forze d'attacco nucleari occidentali, che prevede non solo lo sviluppo della nuova serie delle B-61, la serie 12 più sofisticata dal punto di vista elettronico, ma anche modifiche strutturali degli F-35 rispetto al progetto originario per permettere l'alloggiamento delle B-61 all'interno della fusoliera. Agganciarle alle ali sarebbe possibile ma annullerebbe l'effetto di «invisibilità» ai radar, la capacità «stealth». Ma fra modifiche delle Superbombe e degli F-35, e fra allungamento dei tempi tecnici e incremento dei costi di lavorazione, i Tornado dovranno essere utilizzati ancora per vari anni, si stima fino al 2028, incrementando ancor di più le polemiche sul bilancio costi-ricavi dell'intero programma F-35.