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Coronavirus, riaprono gli studi professionali: «Mettiamo al centro la sicurezza»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Riaprono gli studi professionali: «Mettiamo al centro la sicurezza»

Avvocati e commercialisti pronti a ripartire. Sisto (FI): «Dal Governo nessun aiuto»

Mercoledì 06 Maggio 2020, 14:21

18:07

Riparte l’Italia e ripartono o meglio, continuano a camminare - anche i liberi professionisti. Avvocati e commercialisti, infatti, si preparano ad affrontare la Fase 2 tra contromisure sanitarie e difficoltà economiche. Sulla sicurezza «esterna ed interna», cioè delle aule di giustizia e degli stessi studi legali, si concentra la riflessione di Francesco Paolo Sisto, avvocato e deputato di Forza Italia: «Tra incertezze e fughe in avanti, il Governo non è stato di nessun aiuto - attacca -. Mi riferisco soprattutto al salto nel vuoto del processo telematico che avrebbe distrutto i principi di oralità, contraddittorio e pubblicità alla base del processo. Per fortuna siamo riusciti a sventarlo. E quanto alla sicurezza nelle strutture, è mancata una regia: tutto è stato demandato ai responsabili locali cui bisogna dire grazie per il grande impegno profuso».

Circa la sicurezza interna, cioè del singolo studio, Sisto ha fatto redigere un protoccollo, in sinergia con i propri collaboratori e con l’ausilio di Vincenzo De Filippis, direttore della unità rischio clinico della Als: «L’obiettivo - spiega - è tutelare tutti, non solo colleghi e collaboratori, ma anche fornitori e clienti. Nulla deve essere lasciato al caso, sarà il rigore di ciascuno a determinare una rapida ripresa della piena attività giudiziaria e quindi della competitività degli studi legali». L’ultimo fronte è quello economico: «Ai tanti problemi esistenti si affianca il dramma economico dei colleghi più giovani - conclude Sisto -. Il governo ha provveduto poco e male, destinando somme inferiori a quelle erogate dal reddito di cittadinanza. In Germania sono state destinate risorse 10 volte superiori. E questo la dice lunga».

Proprio ai più giovani corre anche il pensiero di Marco Lacarra, avvocato, deputato e segretario regionale del Partito democratico: «Molto è stato fatto finora - afferma - ma io credo siano necessari sforzi ulteriori nel cosiddetto decreto Maggio. Mi riferisco in particolare al tema degli affitti, spesso importanti, con cui sono costretti a confrontarsi tanti colleghi, e soprattutto a forme di tutela più incisiva per i giovani professionisti che non hanno la possibilità di curare le pratiche su cui si lavora ad inizio carriera. La sicurezza? Nel mio studio abbiamo posto dei dispenser all’ingresso e abbiamo acquistato un gran numero di mascherine per i clienti». Altro capitolo, poi, è quello dell’equilibrio tra strumenti digitali e il tradizionale confronto fisico nelle aule: «Non demonizzo la tecnologia - riprende Lacarra -, anzi, ritengo che in molti casi sia preziosa per snellire le procedure. Alcune udienze, come quelle di rinvio, possono essere sviluppate tranquillamente senza contatto fisico. In altri casi, invece, l’organizzazione di tempi e spazi renderebbe possibile condurre un’udienza tradizionale in tutta sicurezza. Anzi sarebbe una opportunità da non lasciarsi sfuggire per rivedere alcune pratiche non sempre positive».

Quello della «disciplina» del processo, soprattutto civile, è un tema che, in queste settimane, si è posto con prepotenza: l’emergenza sanitaria potrebbe offrire l’occasione propizia per porre fine a bolge e assembramenti, ostativi e invalidanti già in condizioni di normalità. Batte sul punto Anna Rita Tateo, avvocato civilista e deputata della Lega: «Nonostante il processo da remoto, che pure pone tanti problemi tecnici a cominciare dalla connessione - argomenta -, le udienze vengono spesso rinviate di un anno o due. E purtroppo, per una logica interna di sistema, se gli avvocati non fanno udienze non vengono pagati. Ecco, dovremmo cogliere l’occasione per disciplinare finalmente le udienze nel civile: orari fissi, distanze di sicurezza, presenza degli attori indispensabili. Una buona pratica utile in ogni tempo». Accanto a questo, poi, il Carroccio avanza una serie di proposte, dall’estensione della «forbice reddituale» destinataria del bonus di 600 euro al rinvio a fine anno del pagamento delle utenze. Ma non solo: «Mentre le parlo - conclude la Tateo - mi è arrivata per posta la richiesta di pagamento per l’iscrizione all’albo professionale, già “spostata” dal marzo scorso a questi giorni. Ecco, non sarebbe meglio rimandare questa ennesima scadenza di un altro mese?».

Chi in queste settimane si è battuto in prima linea sono invece i commercialisti che si sono fatti carico di gestire l’invio delle richieste di indennità per conto di clienti spesso privi perfino del Pin. Lo ricorda il senatore pentastellanto Gianmauro Dell’Olio: «Parliamo di professioni, quella dei commercialisti ma anche degli avvocati, che sono rimaste al fianco dei cittadini. Ritengo che anche gli ordini professionali abbiano fatto la loro parte - spiega - e in questo quelli baresi si sono mostrati vicini ai propri iscritti: basti pensare all’ottimo risultato ottenuto facendo pressing affinché Regione Puglia e sindacati firmassero in tempi brevi il protocollo d’intesa che ha permesso la richiesta della cig in deroga anche per i dipendenti degli studi». Dell’Olio ricorda poi quanto fatto per garantire la sicurezza, con il passaggio a remoto, e il sostegno economico con i 600 euro che «hanno ristorato dai mancati guadagni coloro che sono rientrati nei limiti di reddito». Quanto al futuro, il senatore 5S professa ottimismo: «Con tutte le misure presenti nel dl Liquidità, in esame alla Camera, e nel cosiddetto decreto Maggio, in corso di scrittura, i commercialisti potranno essere ancora di più a supporto dei loro clienti - conclude Dell’Olio - per contribuire a far “rinascere” il nostro Paese».

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