BARI - I Comuni, fronte rovente della coesione sociale italiana accanto alla prima linea della crisi degli ospedali, reclamano risorse dal governo nazionale per fronteggiare l’emergenza sociale ed economica in corso. Mercoledì Antonio Decaro, presidente nazionale Anci, ha sbattuto i pugni sul tavolo della Conferenza permanente per rivendicare risorse indispensabili per garantire i servizi essenziali, «cinque miliardi» di euro per continuare ad essere in grado di rispondere alle domanda di assistenza che viene dai cittadini.
«Il mio intervento in Conferenza permanente? Già oggi (ieri, ndr) è stato tenuto un tavolo tecnico-politico di rilievo per affrontare i temi che riguardano la vita dei Comuni - spiega Antonio Decaro -. Alla riunione oltre a me per l’Anci, ha partecipato il presidente nazionale Upi Michele De Pascale, e il confronto è avvenuto con i sottosegretari all’Economia Laura Castelli e Antonio Misiani, insieme al direttore della Ragioneria dello Stato, Salvatore Bilardo più il segretario generale Anci Veronica Nicotra. Abbiamo discusso voce per voce sulle potenziali perdite di capacità fiscali dei comuni e delle province».
È stato anche indicato un range: «La perdita nei nostri bilanci - chiarisce Decaro - può andare dai 3,8 agli 8,1 miliardi. Per questo abbiamo chiesto al governo di sopperire a questi mancati introiti. Per la Tari vorremmo non riscuotere le somme legate ai giorni di chiusura, e in questo caso le somme per le quali sgraveremmo le aziende, ci devono essere rimborsate dal governo». Decaro è soddisfatto dell’incontro: «È in piedi una trattativa. Sono contento che siano stati ripristinati i rapporti istituzionali. Noi - conclude - chiediamo cinque miliardi di euro. Abbiamo mandato una scheda ai sindaci per monitorare le risorse che stanno perdendo tra multe, strisce blu, tari e l’aumento di costi dei servizi sociali. Ci siamo aggiornati. Ci sarà un nuovo incontro tecnico (oggi, ndr). Abbiamo dato indicazioni sulle voci dove possiamo limare. C’è disponibilità al dialogo».
Le voci dei sindaci pugliesi e lucani, in questo contesto, rivelano una preoccupazione fondata per la tenuta delle rispettive comunità. Domenico Vitto, presidente Anci Puglia: «Non stiamo incassando nulla. Corriamo il rischio di non pagare gli stipendi dei dipendenti comunali, in primis i vigili urbani che stanno facendo un lavoro complesso, oltre alla raccolta dei rifiuti». Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto: «Stimiamo che il Comune di Taranto abbia già mandato in fumo circa 16 milioni del suo naturale gettito in questo trimestre. Riteniamo che la soglia dei 5 miliardi di euro ai Comuni richiesta al Governo sia la condizione minima di partenza per ogni discussione utile, se vogliamo andare oltre i semplici annunci e le misure palliative. Il futuro tornerà roseo solo se questo Paese investirà convintamente sugli enti locali».
È molto amareggiato Franco Landella, sindaco di Foggia: «Rischiamo un collasso su tutti i servizi. Se si lamentano i comuni in equilibrio, un comune come Foggia in predissesto finanziario, si sente con l’acqua alla gola. L’azione dell’Anci è sensata: il governo centrale chiede all’Europa di cassare il patto di stabilità e poi ai comuni non si consente di reggere l’urto del coronavirus. Non vogliamo mancette come per i buoni spesa. C’è una economia in ginocchio e il prezzo più alto non può essere scaricato sui comuni…».
Carlo Salvemini, sindaco di Lecce: «Decaro ha fatto appello alla consapevolezza del passaggio complicato che i comuni stanno vivendo. C’è il rischio che siano compresse le capacità di fornire servizi essenziali ai cittadini, veri diritti di cittadinanza». «Siamo imprese che producono servizi pubblici, se vengono meno le entrate siamo a rischio come gli altri. La nostra - analizza - non è una rivendicazione di protagonismo ma un allarme per difendere le nostre comunità». Riccardo Rossi, sindaco di Brindisi: «C’è stata una divergenza con il governo e un rottura da parte dell’Anci e dell’Upi. Non c’è una visibilità sulle entrate dei bilanci dei comuni, in termini di tassazioni locali. Idem per le Province. Si rischia di non reggere. Oggi è difficile pensare che, con tutte le attività chiuse, ci possano essere adeguate entrate dalla Tari. Il governo deve trovare la quadra su questo.
Questa fase si può superare solo con il debito pubblico europeo per sostenere l’economia e la coesione degli enti locali».
Raimondo Innamorato, sindaco di Noicattaro: «Tutti i comuni hanno difficoltà. Sembra che dal governo stia arrivando un riscontro. Tutti i servizi sono a rischio». Pippi Mellone, sindaco Nardò: «Molti cittadini hanno problemi per mettere un piatto ogni giorno sulla tavola: è difficile che possano pagare le tasse locali».
Mario Guarente, sindaco di Potenza: «Senza queste risorse i comuni sono rischio collasso. Mi fa piacere che ci sia stato questo intervento di Decaro che fino a poco fa si considera soddisfatto dello stanziamento dei 400milioni da parte del governo. Quella somma basta solo a reggere altri 15 giorni. Conte ha annunciato trasferimenti ai Comuni, speriamo non sia propaganda…».