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Giovanni Rivelli
04 Dicembre 2019
POTENZA - Le elezioni comunali di Potenza ai tempi supplementari. Dopo il voto dello scorso 26 maggio, dopo il ballottaggio del successivo 9 luglio, oggi la contesa proseguirà al Tar di Basilicata dove sarà discusso il ricorso presentato dal candidato sconfitto nella seconda tornata elettorale, Valerio Tramutoli, a capo di una formazione autonoma civica e di sinistra, contro la proclamazione del leghista Mario Guarente a capo di un centrodestra unito e agguerrito. Una partita che, appunto al ballottaggio, finì con appena 200 voti di scarto, uno 0,62 stando alle percentuali, che certo non possono blindare il risultato rispetto ad eventuali problemi nel voto.
Va detto subito, in un periodo di politica gridata, che Tramutoli non ipotizza brogli e nemmeno mette in discussione la legittimità del governo cittadino che, in virtù di quel voto di ballottaggio, è ora al lavoro ma lamenta incongruenze «pesanti» nei verbali conclusivi delle operazioni di voto che i presidenti delle diverse sezioni hanno inviati all’ufficio centrale. In particolare sarebbero 30 (su un totale di 77 sezioni elettorali cittadine) i verbali su cui il ricorso, firmato dall’avvocato Giovanni Lo Sasso trova da eccepire per mancata corrispondenza di numeri (di voti o di schede consegnate) o per altro come schede non vidimate o cancellazioni. E considerato che basterebbe anche ribaltare il risultato di una singola sezione a mutare l’esito complessivo della consultazione, c’è sicuramente qualche approfondimento da fare.
Un appuntamento vissuto in modo diverso dai due contendenti. Il sindaco in carica Guarente dice di confidare nel fatto che il ricorso venga giudicato inammissibile e, comunque, assicurerà che aspetterà l’esito della discussione lavorando nel suo ufficio come ogni giorno.
Non sarà in aula, e nemmeno a Potenza per altri impegni il ricorrente Valerio Tramutoli che cita il precedente di Viareggio, giudicandolo simile al caso di Potenza, e prospetta un ritorno alle urne per il ballottaggio delle sole sezioni in cui il voto dovesse risultare viziato o di tutto il corpo elettorale cittadino.
Alla finestra, in senso figurato, ci resterà invece l’ente Comune di Potenza. La determinazione dirigenziale per costituirsi in giudizio, inizialmente adottata, è stata poi bloccata: in fondo per l’ente Comune è neutro chi sia il sindaco eletto e una scelta diversa poteva essere fonte di censure di diverso tipo.
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