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Regionali, Carofiglio: laboratorio giallorosso anche per la Puglia. Emiliano? Non mi ha convinto

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Regionali, Carofiglio: laboratorio giallorosso anche per la Puglia. Emiliano? Non mi ha convinto

Sul Governatore Emiliano: «Vediamo chi sarà il candidato in alternativa e con quali proposte. Diverse cose dell’attuale governo regionale non mi hanno convinto». Il 5 novembre in arrivo il nuovo romanzo di Guido Guerrieri «La misura del tempo»

Giovedì 03 Ottobre 2019, 13:50

19:10

BARI - «Radicalità di valori e concretezza dei contenuti».Gianrico Carofiglio, scrittore autore di best seller, già magistrato, sintetizza così la sua visione di buona politica in Italia, tema a cui ha dedicato il saggio Con i piedi nel fango (Edizioni gruppo Abele). Sabato a Bari parteciperà ai lavori promossi dalla corrente dem Piazza Grande, nel Teatro Abeliano, con il professor Antonio Ciuffreda, sul tema «Dì qualcosa di sinistra». Intanto il 5 novembre ritornano nelle librerie le avventure dell’avvocato Guerrieri, con il nuovo romanzo dell’autore barese La misura del tempo (Einaudi).

Un incontro con i dem baresi sulla traccia cult di Nanni Moretti. Carofiglio. è un fan del regista romano?
«Non direi un fan. Ci sono alcuni film che mi sono piaciuti molti, altri meno. È un grande talento, ma alquanto discontinuo».  

La citazione richiama il film «Aprile» del 1998. Altri tempi politici…
«Era un altro mondo, ma restano alcune somiglianze in certe forme di ottusità politica. Mi ricordo molto bene come finì quella prima avventura di Romano Prodi, a causa di esibizioni muscolari, trame e concezioni irrealistiche della politica».

La buona politica…
«È quella che mira, citando Lincoln, a un obiettivo lontano, un mondo ideale. Poi sulla strada ci sono paludi e montagne. Se si pensa di procedere diritto perché l’ideale è giusto, si va a sbattere contro le montagne o si affoga nelle paludi. Le une e le altre vanno aggirate o attraversate con circospezione. La crisi del centrosinistra del 1998 pose fine al miglior governo della storia repubblicana, nell’esecutivo c’erano Ciampi, Napolitano, Flick…».

«Dì qualcosa di sinistra» era rivolto da Moretti a Massimo D’Alema. Lei a chi lo rivolgerebbe? A Di Maio, a Zingaretti o a Conte?
«Di Maio non è il mio riferimento. Zingaretti è un uomo di sinistra e nel suo governo della regione Lazio sta facendo molte cose di sinistra. Come segretario lo apprezzo ma qualche oscillazione in meno nel partito non sarebbe male. Il governo in carica, che si porta appresso la stranezza della nascita e della composizione, è complessivamente un governo piuttosto orientato a sinistra, il che mi piace».

Nonostante la stranezza.
«Si è verificata una inattesa convergenza tra forze politiche che se le sono date di santa ragione. Non è mai elegante citarsi ma mi lasci dire  che ero tra i pochi, dopo le politiche del 2018, a indicare la strada dell’incontro tra queste due forze».

Ma nacque il governo giallo-verde con Salvini ministro dell’Interno.
«Tra M5S e Lega esistevano assonanze di metodo - populista - ma sui contenuti c’erano grandi differenze. Il sistema di valori, ancorché sfuocato, dei Cinque Stelle, è più vicino a quello della sinistra e dunque del  Pd. Questo governo ha molti più punti comuni, nei contenuti, di quanti ne avesse il precedente. E l’effetto Umbria, primo test di una riproposizione dell’alleanza nelle regioni, è un effetto di questa sintonia, ancorché parziale».

Il regista Moretti urlò contro la sinistra a Piazza Navona. Un esempio di impegno da intellettuale? 
«Ho detto più volte che non amo la parola “intellettuale”. Si tratta di una qualifica auto-attribuita da un ceto che per le più varie ragioni si ritiene titolato a parlare e sproloquiare di tutto. Pasolini, tanto per fare un esempio, detestava la categoria. Il fatto che io non ami la parola intellettuale non significa che non avverta un forte bisogno di pensiero critico. Che è cosa alquanto diversa dalla tuttologia».

Quali sono le parole forti della sinistra?
«La parola chiave è “solidarietà”. Non solo la solidarietà verso chi è oggi in difficoltà, ma soprattutto verso le future generazioni. I nostri comportamenti devono essere misurati sulla base dell’impatto sul futuro, tema riportato alla ribalta dai giovani scesi in piazza in tutto il mondo. C’è un proverbio pellerossa che sentii per la prima volta pronunciare da Stefano Rodotà e che da allora ho ripetuto molte volte, enuncia in modo poetico un’idea di solidarietà e dunque di sinistra del futuro: “Non abbiamo ricevuto il mondo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli ed è a loro che dovremo restituirlo”».

A destra furoreggia invece la parola «Identità».
«Come tutte le semplificazioni populiste, l’invenzione di una categoria è l’invenzione del nemico. Al di là dell’astrattezza della parola, se uno chiedesse in cosa consista, per esempio l’identità italiana, di cui si parla e straparla, non riceverebbe che risposte banalmente tautologiche».

Tornando alla politique politicienne, in Puglia c’è chi vorrebbe un accordo giallo-rosso per le regionali. La convince questa opzione?
«Bisogna parlare con il M5S e cercare convergenze sui valori e sui conseguenti obiettivi. Naturalmente bisogna capire chi parla con chi…».

Nelle primarie progressiste spesso qualcuno la candida…
«Lo apprezzo ma il mio modo di fare politica consiste nell’esprimere opinioni, partecipare al dibattito, scrivere libri cercando di limitarmi agli argomenti su cui ho qualche competenza e dunque qualcosa da dire».

Nel centrosinistra si va dai vendoliani agli ex berlusconiani. C’è il rischio di un trasversalismo poco virtuoso?
«Il compromesso è un momento essenziale della buona politica, ma solo se le sue vere ragioni sono spiegate, illustrate e sottoposte al giudizio dei cittadini. Non è invece accettabile ogni forma di accordo più o meno sotterraneo in cui le ragioni dichiarate sono diverse dalle ragioni vere».

Emiliano è già in marcia verso le primarie. Qual è la sua opinione sul suo governo di questi anni?
«Vediamo chi sarà il candidato in alternativa e con quali proposte. Diverse cose dell’attuale governo regionale non mi hanno convinto».

La scissione di Renzi la sorprende? Andrebbe con l’ex premier?
«No, a tutte e due le domande. Renzi ha un grande talento politico che lui stesso si sta impegnando a sperperare. La creazione di questo nuovo partito è l’ennesimo errore di una sequenza cominciata con l’intestazione personale del referendum costituzionale. Peccato».

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