La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte di appello civile di Bari la sentenza con la quale i giudici baresi avevano dichiarato inammissibile la domanda di risarcimento danni avanzata dalla Regione Puglia nei confronti di Raffaele Fitto, nella sua qualità di ex presidente della Regione, dichiarando prescritto il reato di abuso d’ufficio. L’europarlamentare Fitto potrebbe ora essere chiamato a risarcire la Regione Puglia per aver abusato, nel 2005, del Fondo di rappresentanza del Presidente.
I fatti oggetto del processo risalgono al periodo febbraio-aprile 2005, in piena campagna elettorale per le amministrative regionali, e costituiscono un pezzo del più ampio procedimento cosiddetto 'Fiorità, le cui indagini furono all’epoca coordinate dai pm di Bari Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro, relativo alla gestione di un maxi-appalto per le Rsa. La vicenda ancora all’attenzione dei giudici è quella relativa all’utilizzo di circa 187 mila euro del Fondo di rappresentanza del presidente. Per i giudici della Suprema Corte "è da ritenersi incontrovertibilmente accertato il fatto che la finalità di destinazione di quella somma non rientrava esclusivamente nell’ambito normativo previsto per il Fondo di rappresentanza ma era caratterizzato anche da evidenti finalità elettorali».
La Cassazione ha quindi rigettato la richiesta della difesa di Fitto di assoluzione nel merito e anche il ricorso della Procura generale che chiedeva di qualificare il reato come peculato e non come abuso d’ufficio. Ha però accolto il ricorso della parte civile, la Regione Puglia, rinviando ai giudici della Corte di appello di Bari, sezione civile, la decisione sull'eventuale quantificazione del danno da risarcire.
DIFESA: INDAGINE CONCLUSA CON UN PLUFF - «La vicenda giudiziaria di Raffaele Fitto, partita in quarta, con reati di tutti i tipi, genere e gravità, si è conclusa con un pluff. Vi sono state sentenze di assoluzione in massa e sparute prescrizioni per fatti di infima rilevanza, in cui soprattutto è mancato il tempo per poter ottenere analoghe assoluzioni». Lo dichiarano i difensori di Raffaele Fitto, gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, commentando la sentenza della Cassazione che oggi ha annullato con rinvio alla Corte d’appello civile di Bari una sentenza sull'ex governatore pugliese.
«Ci sono voluti oltre quindici anni - dicono i legali - per liberare un cittadino da accuse ingiuste. Se poi questo cittadino è stato presidente della Regione, deputato ed oggi è ancora parlamentare europeo, diventa difficile scindere la sua dimensione politica da quella strettamente personale».