La protesta

Mercatone Uno, sit-in lavoratori davanti alle 6 sedi pugliesi

Redazione online

I 256 dipendenti si sono riuniti davanti alle sedi di Bari, Terlizzi, Surano, Matino, Lecce e San Cesario

Sono in presidio da questa mattina i 256 dipendenti pugliesi del Mercatone Uno davanti alle sedi dei sei stabilimenti della regione, Bari, Terlizzi, Surano, Matino, Lecce e San Cesario. «Rivogliamo il lavoro» urlano a Bari sventolando bandiere e rumoreggiando con i fischietti, dopo che, a seguito del fallimento della società che un anno fa aveva acquisito il marchio, tutti i 55 stabilimenti d’Italia hanno chiuso lasciando circa 1800 lavoratori per strada.

I presidi di protesta sono cominciati oggi e proseguiranno ad oltranza fino a quando «sarà sbloccata la cassa integrazione - dicono i lavoratori - e si avranno prospettive di vendita e di ripresa dell’attività». Le prime risposte potrebbero arrivare già oggi, all’esito del tavolo tecnico convocato per questo pomeriggio al Mise con creditori e fornitori. «Rivogliamo dignità» dicono i lavoratori in protesta a Surano, informati della chiusura del negozio avvenuta il 25 maggio scorso, con un messaggio su Facebook il giorno prima. «La nuova proprietà - urlano i manifestanti di Matino - ci ha costretto a firmare un nuovo contratto con ore ridotte e uno stipendio che non raggiunge neanche il reddito di cittadinanza».

COPPIA DISPERATA - Luciano e Laila, marito e moglie di 45 anni, due figli di 7 e 12 anni, lavoravano entrambi al Mercatone Uno di Bari. Si sono conosciuti e innamorati tra gli scaffali del negozio 21 anni fa e da 15 hanno formato una famiglia. Ogni mese restituiscono alla banca una rata di 1.100 euro del mutuo contratto per acquistare casa. Ora non sanno più come pagarla: sono disperati perché da sabato scorso sono tutti e due senza lavoro e da oggi protestano davanti allo stabilimento insieme ad altri 45 colleghi.

«Ventuno anni fa lavoravamo nella sede di Terlizzi. È lì che ci siamo conosciuti. - racconta Luciano - Abbiamo messo su famiglia, due figli e comprato una casa con un mutuo sulle spalle da 1.100 euro al mese, che ora non sappiamo più come pagare». Laila non riesce a trattenere le lacrime e preferisce non parlare, mentre Luciano racconta. Ai loro figli non hanno ancora detto nulla. «Non ne parliamo a casa - dice Luciano - perché non vogliamo far pesare su di loro questa situazione. Continueremo a lottare insieme e con i sacrifici cercheremo di farcela». Entrambi, come molti loro colleghi, indossano le camicie con lo stemma del Mercatone Uno, altri magliette con la scritta «Mercatone Uno. Il grande bluff».

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