La legittimità della quinta variante non è in discussione. Ad apparire dubbio è piuttosto il meccanismo con cui è stata quantificata, e poi autorizzata, la spesa per le 1.600 plafoniere a led della nuova sede del Consiglio regionale: si è partiti da un modello molto costoso già sapendo che ne sarebbe stato acquistato un altro. È per questo che, oltre che il Rup (il responsabile del procedimento), il dirigente regionale Antonio Pulli, nel fascicolo della Corte dei conti sono finiti anche i due direttori dei lavori, l’architetto Luigi Mirizzi e l’ingegner Domingo Sylos Labini: la Finanza - come la «Gazzetta» ha già raccontato - ipotizza un danno erariale di circa 600mila euro.
I militari sono partiti dall’ordine di servizio numero 26 emesso dalla direzione lavori, quello in cui si quantifica il costo della singola plafoniera a led necessaria a sostituire i neon (non più a norma) previsti dal progetto del 2010. Trattandosi di un appalto a corpo («chiavi in mano»), la legge prevede che al costo del dispositivo (la plafoniera led) si sommino anche una serie di costi fissi (trasporti, noli, manodopera, oneri per la sicurezza, spese generali) e l’utile che va garantito all’impresa. Alla cifra così ottenuta si sottrae poi il ribasso d’asta (41,75%) e si ottiene il prezzo che la Regione pagherà per ogni singola plafoniera.
Quel prezzo è fisso. Viene mantenuto anche se l’impresa sceglie (con l’ok della direzione lavori) un dispositivo equivalente per caratteristiche tecniche, o anche se il costo nel frattempo aumenta.
Nel caso dell’appalto della nuova sede del Consiglio, il calcolo è stato effettuato su una plafoniera della Regent da 754 euro di listino ed ha portato a stabilire un costo finale per la Regione di 665 euro. Il modello effettivamente fornito è invece prodotto dalla Zumtobel e costa, a listino, 341 euro.Se il calcolo iniziale fosse stato fatto sul modello Zumtobel, la Regione avrebbe speso 320 euro a plafoniera: il 60% in meno.
Sarà ora il procuratore regionale della Corte dei conti, Carmela de Gennaro, a stabilire se contestare il danno erariale con un invito a dedurre ai direttori dei lavori (che sono pubblici ufficiali) e al dirigente regionale che ha autorizzato la spesa. L’accusa dovrà stabilire se, come ritiene la Finanza dopo aver esaminato i documenti, la decisione di partire da una plafoniera di costo maggiore sia stata presa sapendo già che ne sarebbe stata acquistata una più economica. Nel mondo dei lavori pubblici questa pratica è comune, perché serve a far recuperare margini all’impresa appaltatrice che magari ha lavorato in perdita su altre voci. Ma ne beneficiano anche i direttori dei lavori, la cui parcella si calcola in percentuale sul fatturato.
L’indagine, partita da un esposto del gruppo regionale Cinque Stelle (che ieri ha definito «figuraccia nazionale» le infiltrazioni d’acqua registrate giovedì nella hall della nuova sede, causate a quanto pare dalle guarnizioni di alcuni infissi), va avanti per verificare altri aspetti tecnico-contabili della variante che ha portato il costo finale dell’opera a circa 85 milioni. Gli elementi raccolti sulle plafoniere a led saranno trasmessi anche alla Procura ordinaria, che ha aperto un fascicolo affidato al pm Savina Toscani. L’ipotesi di reato è truffa ai danni della Regione.