Un omicidio è stato computo la scorsa notte a Monte Sant'Angelo nel Foggiano. A quanto si è appeso la vittima, Leonardo Ricucci, di 38 anni, già noto alle forze di polizia, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Il delitto è avvenuto in una zona impervia alla periferia del comune garganico. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.
Panettiere, un arresto a luglio 2013 per l'aggressione a due poliziotti con condanna a due anni e pena sospesa, Leonardo Ricucci era parente di Pasquale Ricucci detto Fic sicc', ex boss del clan Ricucci/Lombardi/Romito, ucciso a Macchia nel novembre 2019 nella guerra con i Li Bergolis. Si precisa che la vittima dell'agguato di stanotte non è mai stata coinvolta in indagini sul clan.
IL SINDACO: LA MAFIA È TORNATA A UCCIDERE
«La mafia è tornata ad uccidere. Un fatto grave, che scuote profondamente la nostra comunità e che ci richiama ad una consapevolezza fondamentale: non dobbiamo mai abbassare la guardia. Se per tanti anni Monte Sant'Angelo non ha vissuto episodi così drammatici, è grazie alla risposta forte e decisa dello Stato, delle forze dell’ordine, della magistratura, ma anche della comunità, delle sue istituzioni, delle associazioni, delle parrocchie, delle scuole, dei cittadini che hanno scelto da che parte stare». Così il sindaco di Monte Sant'Angelo, Pierpaolo D’Arienzo, coordinatore per la Puglia di Avviso Pubblico, l’associazione nazionale degli enti locali e regioni contro mafie e corruzione, in merito all’omicidio del 38enne Leonardo Ricucci avvenuto nella notte in una zona impervia del comune garganico e su cui sono in corso indagini dei carabinieri.
«Monte Sant'Angelo è e deve continuare ad essere - continua il primo cittadino - una città che si oppone con fermezza a ogni forma di violenza e di condizionamento criminale. Le istituzioni e la società civile devono restare unite, oggi più che mai, in un fronte comune di legalità, giustizia e sicurezza. Ai cittadini rivolgo un appello: non lasciamoci intimorire, non cediamo all’indifferenza, custodiamo i valori della nostra comunità. Solo insieme possiamo difendere il futuro dei nostri figli e affermare che la cultura della vita e della legalità è più forte di qualsiasi mafia».