“Lo sai perché dicono che qua non esce il pentito? Non esce perché è tutta una famiglia. Una famiglia significa di sangue: mio cognato, mio fratello, più fiducia di quello penso che non ce ne sta”. Il colloquio tra malavitosi dà l’idea dell’impenetrabilità del clan Li Bergolis. Rotta dopo oltre 40 anni di vita e morte dal pentimento nel febbraio scorso di Matteo Pettinicchio, quarantenne, entrato nel gruppo a 15 anni nel 2000, assurto negli anni a braccio destro di Enzino Miucci, l’erede/reggente del gruppo a partire dal 2010 in seguito alle condanne e lunghe carcerazioni dei cugini Armando, Matteo e Franco Libergolis nel maxi-processo alla mafia garganica del 2009.
“Una caratteristica che il clan Li Bergolis continua a mantenere intatta è quella del vincolo mafioso a base familiare. Questa caratteristica fortemente familistica ha rafforzato il gruppo; e non l’ha fatto sfumare in una più anodina forma di familismo amorale tra un gran numero di delinquenti”. Lo annotano i carabinieri in una delle migliaia e migliaia pagina dell’inchiesta “Mari e monti” contro il clan più antico del Foggiano e tra i più potenti: 41 arresti a ottobre 2024; e 50 richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Dda per mafia, droga, estorsioni, armi, rapine e altri reati; udienza preliminare fissata davanti al gup di Bari il 9 settembre.
“La capacità del gruppo di influenzare il territorio, gli aspetti criminali, la popolazione si realizza anche e soprattutto spendendo il cognome Miucci quale cassa di risonanza del clan Li Bergolis/dei montanari, essendo sinonimo di alta fama e caratura criminale. La pronuncia dei cognomi Miucci e Li Bergolis nelle zone del Gargano sotto l’influenza del clan appare essere un elemento utili alla cosiddetta estorsione ambientale. L’assoggettamento della popolazione e del territorio si estrinseca attraverso estorsioni, rapine, traffici di cocaina e hashish che consentono all’associazione da un lato di assicurarsi la continuità del controllo del territorio; dall’altro di accumulare capitale da reinvestire sotto forma di assistenza economica ai consociati; di profitto personale; per garantire la continuità del gruppo; la vendita di stupefacenti. Le indagini hanno dimostrato che le attuali articolazioni del clan, indissolubilmente legate alla figura di Enzo Miucci, si dividono in 3 rami: carcerario, familiare, viestano”.
Il ramo carcerario “è composto” dicono i carabinieri “da Enzo Miucci perfettamente in grado dalla cella” (detenuto dal 2019) “di mantenere le redini del clan, di gestirlo, di acquisire informazioni, diramare ordini, elaborare strategie criminali per il controllo della zona di Monte/Manfredonia e l’espansione su Vieste, di intessere rapporti con esponenti di altre organizzazioni italiane”. Al suo fianco fino al pentimento di febbraio 2025 veniva posto Pettinicchio, detenuto dal 2017, “vero e proprio vice di Miucci. Gode di una tale caratura criminale e un tale legame con il capo da avere anche autonomia decisionale. Dal carcere ha dimostrato di essere perfettamente in grado di gestire i propri interessi e quelli del clan; di coltivare e stringere rapporti con altre fazioni; di organizzare, pianificare, gestire il traffico di droga su Vieste”. Come in cella dal 2018 è Claudio Iannoli, viestano, “uomo di fiducia di Miucci per gli affari viestani in grado di sostituire il compaesano Girolamo Perna dopo il suo omicidio a aprile 2019”.
Secondo l’organigramma degli investigatori “il ramo familiare è composto in primo luogo da Antonio Miucci figlio di Enzo, e da Lorenzo Scarabino cognato del boss. I due sono coadiuvati da Matteo Lauriola”, pentitosi nei mesi scorsi. Nel ramo familiare viene inserito anche Leonardo Miucci, detto “Dino”, fratello di Enzo sfuggito il 29 novembre 2019 a un agguato legato alla guerra tra i Li Bergolis/Miucci e gli ex alleati Romito/Lombardi/Ricucci. “Dino Miucci appare essere perfettamente consapevole delle dinamiche criminali familiari, nelle quali cerca di essere coinvolto in prima persona il meno possibile, al fine di tentare di mantenere la facciata di onesto imprenditore edile”. Alla compagna di Enzo Miucci, Marilina Scarabino, viene poi contestato dalla Dda il concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe fatto da messaggero del boss tra il carcere e l’esterno.
Poi c’è il ramo viestano. Ne farebbero parte Davide Carpano e Raffaele Giorgio Prencipe. “Malgrado le detenzioni domiciliari” (l’informativa dei carabinieri è datata marzo 2021) “sono in costante contatto con Miucci, Pettinicchio e Iannoli all’interno delle carceri e curano gli interessi del clan quali vere e proprie avanguardie sul fronte viestano; Carpano gestisce la droga; Prencipe fornisce informazioni utili sui rivali della zona, permettendo a Miucci di elaborare strategie per imporsi su Vieste”.