“Loro, i clan di Foggia, fecero una pax mafiosa, strinsero un accordo per spartirsi la droga; ci fu l’imposizione agli spacciatori di rifornirsi soltanto dai clan. Quando dico loro mi riferisco ai Moretti/Lanza, ai Sinesi/Francavilla. Ciro Francavilla, mio amico, mi raccontò che Leonardo Lanza, il figlio del ‘lepre’, tutti i mesi portava 10mila euro a lui, e 10mila euro al fratello Giuseppe Francavilla. Eppure Lanza mica era amico dei Francavilla, però in quel periodo si spartivano i soldi, facevano le cose insieme”. Il grande patto mafioso della “Società foggiana” per gestire in regime di monopolio i traffici di cocaina in città - affare da 10 chili al mese, pari a 50mila dosi e 200mila euro di ricavi - nel racconto di Matteo Pettinicchio, 40 anni, di Monte Sant’Angelo, ex braccio destro di Enzino Miucci al vertice del clan garganico Li Bergolis. Si è pentito lo scorso febbraio e ha parlato di omicidi, traffici illeciti, guerre di mafia sul Gargano, dei rapporti tra il suo gruppo e la mafia del capoluogo. Pettinicchio sarà interrogato in Tribunale in autunno alla riprese dalla tranche foggiana del processo “Game over” a 19 imputati, tra cui il boss Rocco Moretti, accusati a vario titolo di traffico e spaccio di cocaina aggravati dalla mafiosità per metodi usati e per aver agevolato la “Società”.
I giudici nell’ultima udienza di 48 ore fa hanno ammesso l’interrogatorio di tre pentiti garganici chiesto dal pm della Dda Bruna Manganelli: Pettinicchio prima, quindi in successive udienze i viestani Marco Raduano e Gianluigi Troiano parleranno di droga, di affari e rivalità con i foggiani, scambi di favori sotto forma di omicidi compiuti e/o progettati. Il Tribunale si è poi riservato di decidere sulla richiesta dell’avv. Claudio Caira difensore di Antonio Salvatore alias “Lascia Lascia”, di interrogare 8 testimoni per confutare le dichiarazioni dei tre collaboratori di Giustizia: il legale chiede di sentire tra gli altri i garganici Enzino Miucci e Pietro La Torre, ritenuti elementi di spicco di due clan rivali, chiamati in causa da Pettinicchio e Troiano quali loro fonti di conoscenza.
“Ho conosciuto Rodolfo Bruno” (ritenuto il cassiere del clan Moretti, ucciso a novembre 2018 a Foggia in un agguato ancora impunito) “che quand’era in vita gestiva la droga per il gruppo Moretti, chiaramente poi dava i soldi a Rocco Moretti. Bruno chiese anche a me la fornitura di hashish visto che io mi occupavo della droga per i Li Bergolis, quando nel 2015 mi venne a trovare in Tribunale a Foggia dove avevo un’udienza. Gli dissi: ‘sì, però dobbiamo vederci, sederci a tavolino’” ha raccontato Pettinicchio, aggiungendo “che il clan Moretti prese una brutta botta con l’omicidio di Rodolfo Bruno perché lui era il più grande nel narcotraffico per il suo gruppo”.
A dire di Pettinicchio invece nell’ambito della pax mafiosa il referente per la droga della batteria Sinesi/Francavilla era Alessandro Aprile, condannato a 20 anni in primo grado nel processo Game over celebrato con rito abbreviato. “Nel gruppo di Aprile c’erano Antonio Salvatore e Francesco Pesante detto ‘u sgarr’”, anche quest’ultimo condannato a 20 anni con rito abbreviato. “Li ho conosciuti entrambi per averli incontrati a casa di Salvatore; so che avevano rapporti con Rodolfo Bruno, me lo dissero pure loro”.
Pax mafiosa infranta – Stando al racconto del pentito l’accordo tra i clan della “Società” per gestire l’affare cocaina in regime di monopolio “si ruppe in seguito al tentato omicidio di Roberto Sinesi”, datato 6 settembre 2016 collegato alla guerra con i Moretti/Pellegrino/Lanza. “Il 2 luglio 2017 fui arrestato, da allora non sono uscito più. Però anche dal carcere ha continuato ad avere rapporti con tutti, poi ne mettevo al corrente Miucci. Fu in carcere che sentii parlare nel 2016 da Rodolfo Bruno del progetto di uccidere Antonio Salvatore, se non sbaglio quando si recava in comunità. Rodolfo Bruno ne parlò con Mario Romito” (capo clan dell’omonima famiglia manfredoniana ucciso il 9 agosto 2017 nella strage di mafia garganica con 4 morti firmata dai Li Bergolis) “Perché volevano uccidere Salvatore? Perché lui era vicino a Miucci, al nostro gruppo contrapposto a quello dei Romito. L’intenzione era quella di prendere vivo Salvatore e farlo sparire”.