CERIGNOLA - Ergastolo per Giuseppe Rendina, 48 anni, agricoltore di Trinitapoli, reo confesso del duplice omicidio premeditato di Gerardo e Pasquale Davide Cirillo, cerignolani, padre e figlio di 58 e 27 anni, uccisi a colpi di pistola il 30 luglio 2022 nel campo di carciofi ai confini tra l’agro di Cerignola e Zapponeta che gestivano insieme all’imputato loro socio, che sparò per non restituire 20mila euro ricevuti in prestito da Cirillo senior. La sentenza di primo grado è stata pronunciata alle 16 dopo 4 ore di camera di consiglio, dalla corte d’assise di Foggia al termine del processo iniziato il 15 settembre 2023. Rendina fu fermato 4 giorni dopo il delitto ed è detenuto in carcere: ieri ha rinunciato a assistere a udienza e lettura del verdetto. La corte ha disposto per l’imputato anche l’isolamento diurno per un anno; la libertà vigilata per 3 anni a pena espiata; e l’ha condannato a risarcire il danno alle 11 parti civili, disponendo il pagamento di una provvisionale complessiva di 760mila euro.
Accolta quindi dai giudici la richiesta di carcere a vita avanzata dal pm Alessio Marangelli nell’udienza del 21 giugno 2024; e ribadita dall’avv. Michele Pierno di parte civile il 27 settembre successivo, con richiesta di 2 milioni di risarcimento. Vista la confessione resa da Rendina, il processo è ruotato tutto sulla pena da infliggere e sulla sussistenza o meno dell’aggravante della premeditazione, che ha retto al vaglio dei giudici di primo grado. Il difensore avv. Paolo Ferragonio chiedeva alla corte la concessione delle attenuanti generiche vista la confessione resa; e di escludere l’aggravante, quindi di riconoscere all’imputato la riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato che il legale chiese durante l’udienza preliminare quando il gup disse “no” del gup perché non è ammesso in caso di delitti che prevedono l’ergastolo. La difesa appellerà il verdetto.
Rendina è sotto processo davanti a un’altra sessione della corte d’assise anche per l’omicidio di un altro ex socio, Giuseppe Ciociola, sessantenne, agricoltore di Zapponeta ammazzato l’11 marzo 2022 nel suo podere con un colpo esploso dalla stessa pistola che avrebbe poi utilizzato 4 mesi più tardi per sparare ai Cirillo. L’arma non è stata mai ritrovata, ma dalle analisi dei bossoli dei due delitti è emerso che fece fuoco in occasione dei tre omicidi. Secondo l’accusa, Rendina avrebbe ucciso Ciociola sempre per un movente economico: non restituire 60mila euro avuti in prestito; l’imputato si dice innocente.
Il duplice omicidio di padre e figlio fu registrato perché Rendina nell’estate 2022 era sotto intercettazione - il suo telefonino in pratica fungeva da microfono - in quanto indagato a piede libero per il delitto Ciociola. Furono così registrati i colpi esplosi nel primo pomeriggio del 30 luglio 2022 contro Pasquale Davide Cirillo; e mezz’ora dopo quelli contro il padre Gerardo che era tornato nel carciofeto e che implorò inutilmente pietà: “Giuseppe non dico niente a nessuno, noooo”, poi lo sparo.
I cadaveri furono rivenuti la mattina dopo, 31 luglio 2002, nascosti sotto alcuni tubi d’irrigazione: li ritrovò la Polizia cui si erano rivolti i familiari dei Cirillo preoccupati perché il giorno prima padre e figlio non erano rincasati. Sulla scorta di quell’intercettazione e delle dichiarazioni di alcuni testimoni, il 3 settembre 2022 Rendina fu fermato. Inizialmente respinse le accuse; poi nel novembre successivo chiese d’essere interrogato dal pm e ammise; confessione ribadita in aula lo scorso 24 novembre. L’imputato sostiene che Gerardo Cirillo, il capofamiglia, gli prestò 20mila euro con l’accordo che sarebbero stati restituiti dopo aver venduto i carciofi. “Ma il giorno del delitto Gerardo Cirillo mi minacciò con una pistola dicendomi: ‘sono un uomo pericoloso’, chiedendomi di restituire subito i soldi. Quel giorno Il figlio non voleva lasciarmi andare perché il padre lo obbligò a farmi pagare, ma io non avevo i soldi. Sapevo che in campagna era nascosta una pistola, la presi e sparai d’istinto a Davide. Dopo un po’ nel fondo tornò il padre che mi inseguì; in quel momento Davide ferito e sanguinante uscì dalla rimessa degli attrezzi, al che sparai al padre, rincorsi il figlio, e quando si girò gli sparai. Poi coprii i corpi con dei tubi. Per questa situazione ho perso la mia famiglia, era meglio se mi facevo sparare io”.
Pm e avv. Pierno di parte civile non credono al racconto di Rendina e rimarcano come la pistola fosse stata usata già 4 mesi prima per ammazzare l’altro socio Ciociola sempre per non restituire il prestito; che l’imputato premeditò l’omicidio, tanto da uscire di casa armato, e disdire l’incontro col fornitore di piantine di carciofi fissato il giorno del delitto proprio per poter per rimanere solo con le vittime. Per la difesa invece l’agricoltore sparò per paura dopo essere stato minacciato; e non sussisterebbe la premeditazione, tant’è che Rendina la sera prima del delitto disdisse l’incontro sul lavoro inizialmente fissato per l’indomani con Davide Cirillo proprio nel tentativo di non ritrovarsi con le vittime.