FOGGIA - Entrati in camera di consiglio per decidere se assolvere o condannare il presunto uomo del racket, i giudici del Tribunale di Foggia ne sono usciti non con la sentenza ma con la decisione di riascoltare la vittima dell’estorsione, l’imprenditore Lazzaro D’Auria, limitatamente al riconoscimento dell’imputato sotto processo da 6 anni: si tratta di Giovanni Putignano, 47 anni, di Torremaggiore, ritenuto contiguo alla «Società foggiana». Prossima udienza tra due mesi per l’interrogatorio bis di D’Auria.
L’inchiesta coinvolge anche boss del calibro di Rocco Moretti, nome storico della mafia foggiana, e Giuseppe Vincenzo La Piccirella, al vertice dell’omonimo clan sanseverese, condannati in via definitiva nel processo gemello a 4 anni e 8 mesi il primo, ed a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni il secondo. Il pm della Dda Federico Perrone Capano chiede la condanna di Putignano a 7 anni. Parti civili gli avvocati Michele Brunetti, Rispoli e Di Bartolomeo per D’Auria e la Federazione antiracket. I difensori, Francesco Santangelo e Andrea Imparato, sollecitano invece l’assoluzione ritenendo che il riconoscimento dell’imputato non offra alcuna certezza. Putignano è accusato di concorso in estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di D’Auria, imprenditore agricolo campano con interessi nel Foggiano, simbolo della ribellione al racket, da 10 anni minacciato dalla mafia, e da 8 costretto a una vita blindata scortato dai carabinieri.
I clan di Foggia e San Severo tra fine 2015 e autunno 2017 minacciarono ripetutamente D’Auria, arrivando anche a puntargli una pistola alla testa. Inizialmente gli intimarono di rinunciare all’acquisto di 197 ettari di terreno comunale a borgo Incoronata; al suo rifiuto pretesero inutilmente 200mila euro e gli imposero l’assunzione di un escavatorista in una sua coop. L’inchiesta di Dda e carabinieri contava 8 imputati: un prosciolto, un assolto, 5 condannati in via definitiva tra cui Moretti e La Piccirella nel giudizio abbreviato; resta pendente la posizione di Putignano, imputato a piede libero, che respinge le accuse.
Secondo l’accusa Putignano era una delle 10 persone che nel luglio 2017 affrontarono D’Auria in campagna a Apricena e rinnovarono minacce e pretesa di pizzo. D’Auria nell’udienza del primo luglio 2021 ripercorse in aula il proprio calvario e due anni di minacce e pretese. «A luglio 2017 arrivarono in campagna a Apricena una decina di persone scese da 5 auto; mi vennero vicini il signor Moretti e il signor La Piccirella, si iniziò un dibattito sulla somma da pagare. Il signor Moretti voleva tra i 150 e i 200mila euro; il signor La Piccirella disse: “Tu ci devi dare 150mila euro all’anno perché nessuno ti ha mai rotto le scatole”. A un certo punto il signor Putignano che teneva un cappellino bianco e gli occhiali scuri disse: “Ricordati che io ti conosco bene”. Lo guardai, ma con lui non avevo mai avuto un contatto, non l’avevo mai visto prima».
Il pm gli chiese: «Lei in una prima fase delle indagini ha individuato alcuni soggetti, Putignano lo individua in un momento successivo: vuol spiegare perché?». D’Auria: «L’ho riconosciuto in un momento successivo, quando lessi su un sito dell’arresto di 4 persone a Torremaggiore per armi (articolo datato 11 agosto 2017, Putignano era uno dei fermati, ndr) e vidi la foto sia della persona che mi aveva fatto assumere Moretti, sia di Putignano che era mascherata negli occhi». In quell’occasione i carabinieri diffusero agli organi d’informazione le foto dei 4 sospettati con le mascherine a coprire gli occhi. «È stato un lampo, quelle cose che ti danno l’input e ti dici: “Ecco qua, non l’avevo riconosciuto”». In aula il giorno dell’interrogatorio di D’Auria era presente Putignano e l’imprenditore lo riconobbe.
La difesa ribatte che per le modalità del riconoscimento non si può certo condannare Putignano. Questo perché - hanno detto in arringa gli avv. Santangelo e Imparato - D’Auria non riferì subito a investigatori e Dda d’aver riconosciuto Putignano nella foto pubblicata sul sito, come una delle persone che lo avrebbero minacciato nel luglio 2017, ma lo fece solo nell’aprile 2018. E anche perché non riconobbe l’imputato quando i carabinieri gli mostrarono la foto senza mascherina sugli occhi.
La Corte entrata in camera di consiglio per pronunciare la sentenza è invece uscita con un’ordinanza. Per i giudici è necessario un ulteriore approfondimento prima di decidere: acquisire, come chiesto dalla difesa, il verbale in cui a D’Auria fu mostrata la foto di Putignano che non riconobbe, acquisire la foto dell’imputato con gli occhi coperti pubblicata sul sito a agosto 2017, confrontare le due foto, interrogare di nuovo D’Auria soltanto su questo aspetto.