FOGGIA - Redouane Moslli e Vittorino Checchia si sentirono al telefono 97 volte prima dell’omicidio e altre 19 dopo il delitto; ben 116 contatti in 34 giorni. E Checchia fu invitato da un prete a recarsi dai carabinieri a raccontare tutta la verità. Di questo - tabulati telefonici e intercettazioni - si è parlato ieri in corte d’assise nella quinta udienza del processo a Moslli, bracciante marocchino di 45 anni, detenuto, reo confesso dell’omicidio di Franca Marasco, la settantaduenne foggiana titolare della tabaccheria di via Marchese De Rosa 100 uccisa con 4 coltellate la mattina del 28 agosto 2023 durante una rapina che fruttò 75 euro e 2 telefonini. Dovevano essere sentiti due carabinieri che si occuparono delle intercettazioni e di acquisire i tabulati telefonici dei due sospettati; su accordo delle parti - il pm Ida Perrone, l’avv. Giulio Treggiari costituito parte civile per i familiari della Marasco, l’avv. Bendetto Maria Scippa legale di Moslli - non c’è stato bisogno di interrogare i testi in quanto sono state acquisite le loro relazioni di servizio.
Moslli fu rintracciato in stazione a Napoli dopo 5 giorni e fermato il 3 settembre su decreto del pm. Confessò, e chiamò in causa Checchia, 73 anni, foggiano, sostenendo che era stato quest’ultimo a fornirgli mascherina e guanti usati durante la rapina; dicendo che si era cambiato d’abiti subito dopo il delitto in un pianoterra di via Mameli in uso a Checchia con cui spartì il bottino; e che fu l’anziano a consigliargli di lasciare Foggia. Sulla scorta di questa chiamata in correità Checchia fu arrestato il 14 settembre 2023 per concorso in omicidio a scopo di rapina: respingeva le accuse, è morto il 15 giugno 2024 in ospedale dov’era piantonato da qualche giorno dalla polizia penitenziaria, trasferito dal carcere in seguito all’aggravarsi delle condizioni di salute: aveva scoperto in cella d’essere malato.
Dall’analisi dei telefonini in uso a Moslli e Checchia sono emerse 116 chiamate in entrata e uscita in poco più di un mese, tra il 29 luglio e il primo settembre 2023. Agli atti dell’inchiesta c’è anche un filmato che ritrae i due sospettati insieme in un bar di corso Giannone il primo pomeriggio del 27 agosto, il giorno prima della tragica rapina. Alla luce della confessione di Moslli e delle sue accuse a Checchia, furono disposte intercettazioni a carico di quest’ultimo. La mattina dell’8 settembre (48 ore dopo fermo e confessione del marocchino) i carabinieri intercettarono un colloquio in cui il foggiano chiese a un pretese: “credi alle mie parole?”; il sacerdote rispose di credergli e gli consigliò di presentarsi in caserma per raccontare la verità. Per l’accusa l’invito era perché Checchia riferisse agli investigatori quanto sapeva dell’omicidio della tabaccaia.
Prossima udienza l’11 aprile per interrogare una serie di testimoni, tra cui alcuni che riconobbero Moslli nei fotogrammi del killer in fuga filmato da varie telecamere.