Assolti in appello 5 foggiani arrestati in città il 5 luglio 2018 per favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione nel blitz che portò al sequestro di 10 appartamenti fittati a prostitute e trans stranieri che vi incontravano i clienti; e condannati in primo grado a 1 anno e 4 mesi a testa con sospensione condizionale della pena. I giudici della terza sezione della corte d’appello di Bari hanno ribaltato il verdetto pronunciato il 18 settembre 2020 dal gup del Tribunale dauno, assolvendo Francesco Paolo Cinquepalmi, 67 anni, proprietario/gestore di 4 appartamenti; Maddalena Solomita, 71 anni, titolare di 2 case; il figlio Francesco Paolo Giuva, trentatreenne che secondo l’accusa l’aiutava nella gestione degli alloggi; Stefano Simolo, 56 anni, cui si contesta di accompagnare nelle case affittate le prostitute giunte a Foggia; Adrijana Vasiljevic, 39 anni, nata a Belgrado, residente nel capoluogo dauno, compagna di un coimputato proprietario/gestore di 3 appartamenti, accusata d’aiutarlo nella gestione delle case.
Il pg Pasquale De Luca chiedeva la conferma delle condanne. Gli avv. Paolo Ferragonio (per Cinquepalmi); Paolo D’Ambrosio (per Solomita e figlio); Mario Malcangi (per Vasjlievic); e Antonio Martino (per Simolo) sollecitavano assoluzioni, ribadendo la tesi portata avanti dall’inizio dell’inchiesta: affittare legalmente, dandone notizia in Questura, case a prostitute che poi le usano per incontrare i clienti non significa favorire e/o sfruttare la prostituzione. Le motivazioni del verdetto saranno depositate nei prossimi mesi.
Tre distinte indagini di squadra mobile, carabinieri e Guardia di Finanza avviate nel 2014 e 2015 su case a luci rosse, furono riunite dalla Procura in un unico procedimento. L’inchiesta poggia su appostamenti; testimonianze di vicini e amministratori di condomini destinatari delle proteste di inquilini sull’andirivieni di clienti; racconti di questi ultimi fermati all’uscita dai palazzi dopo aver incontrato squillo e trans; intercettazioni. Il blitz interforze scattò il 5 luglio 2018 con l’esecuzione di 9 ordinanze in carcere di incensurati foggiani; e il sequestro di 10 appartamenti in varie zone della città, “trasformati in case di tolleranza” come scrisse la Procura nella nota stampa.
Secondo il pm gli imputati padroni/gestori degli alloggi e loro collaboratori “concedevano in locazione a scopo dell’esercizio di casa di prostituzione i vari appartamenti a 50 euro al giorno a diverse straniere, sfruttando e favorendo così la prostituzione”. Secondo l’accusa “contattavano telefonicamente le prostitute prendendo accordi sul loro arrivo a Foggia; fornivano lenzuola pulite e il materiale usato per esercitare la prostituzione; si recavano anche più volte al giorno presso le abitazioni per riscuotere le somme di denaro concordate; gestivano attentamente la turnazione delle ragazze, preoccupandosi di non lasciare ma liberi gli appartamenti”. Ricostruzione contestata dalla difesa che parla di affitti legittimi e legali a chi poi nell’alloggio si prostituiva (la prostituzione non è reato, è reato sfruttarla o favorirla).
Il processo di primo grado a 10 persone - i 9 arrestati accusati di favoreggiamento e/o sfruttamento della prostituzione; e un poliziotto imputato di omessa denuncia - si sdoppiò. Un proprietario di appartamenti fu rinviato a giudizio, giudicato con rito ordinario e condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi ed è in attesa del processo d’appello; altri 9 optarono per il rito abbreviato davanti al gup che assolse il poliziotto; accolse 2 proposte di patteggiamento di un padrone di casa e di un collaboratore di un altro affittuario; e condannò gli altri 6 imputati a 16 mesi a testa sospendendo la pena. In 5 presentarono appello: sono stati ora assolti.