Sono una quarantina i testi citati da pubblico ministero, parte civile e difesa nel processo iniziato ieri davanti al giudice monocratico a 5 componenti della famiglia Pugliese di Cerignola per l’aggressione a medici e chirurghi del Policlinico Riuniti di Foggia avvenuta la sera del 4 settembre 2024 davanti alla sala operatoria di chirurgia toracica, alla notizia della morte di un familiare - Natasha Pugliese di 23 anni - ricoverata dal 18 giugno per le lesioni riportate in un incidente stradale avvenuto a Cerignola.
Ammesse dal giudice le prove richieste, udienza rinviata al 2 maggio per interrogare i primi testi d’accusa: i poliziotti della Questura di Foggia che condussero le indagini. Il pubblico ministero ha citato una decina di testi tra vittime dell’aggressione e investigatori; 30 i testimoni della lista del difensore, avv. Francesco Santangelo, che vuole ricostruire cosa successe, chi intervenne, ruoli e singoli comportamenti in quei momenti concitati; il Policlinico di Foggia, come annunciato all’indomani dell’aggressione dall’ex direttore generale Pasqualone, si sono costituiti parte civile con l’avv. Mario Malcangi.
In attesa di giudizio ci sono Luigi Pugliese, 55 anni, padre di Natasha; i figli Vittorio, Maria e Tatiana di 36, 32 e 26 anni; il fratello Giuseppe Pugliese di 50 anni. I cinque cerignolani rispondono di concorso con altre persone rimaste ignote in lesioni “a personale esercente professione sanitaria nell’esercizio e a causa di tale attività”; minacce; violenza privata; interruzione di pubblico servizio; danneggiamento della porta d’accesso alla sala medici antistante la sala operatoria; resistenza a un poliziotto che si frappose tra aggressori e aggrediti. Il pm chiese al gip gli arresti domiciliari per i 4 uomini; e per Tatiana Pugliese il divieto di avvicinare le parti offese: il giudice rigettò la richiesta per insussistenza di esigenze cautelari, la Procura presentò ricorso al Tribunale della libertà di Bari che verrà discusso nelle prossime settimane.
Stando all’atto di accusa, quando gli imputati (e altre persone presenti in ospedale rimaste ignote) seppero del decesso sotto i ferri di Natasha Pugliese si scatenò la loro rabbia con pugni e calci a due chirurghi e minacce di morte: “vi ammazzo; ce l’avete uccisa e adesso uccidiamo te e la tua famiglia; il dolore che proviamo adesso, lo proverai anche tu”; una dottoressa riportò la frattura di alcune dita perché la mano rimase incastrata nella porta dietro la quale si barricarono i sanitari.
I Pugliese imputati nel processo sono invece parti offese nell’inchiesta sulla morte della loro familiare ancora in corso e che conta 21 indagati: 20 medici che ebbero in cura Natasha per i quali si ipotizza l’omicidio colposo in ambito medico; e il conducente dell’auto che si scontrò col monopattino elettrico su cui viaggiava la vittima, per il quale si ipotizza l’omicidio stradale. A distanza di 5 mesi dal decesso, indagine ancora aperta: si attende sempre il deposito della consulenza affidata dal pm a 3 medici per accertare cause della morte e eventuali errori dei sanitari.