FOGGIA - «Mi sembra molto strano che chi irrompe in una tabaccheria per rapina, lasci poi un bel po’ di soldi - oltre 2mila euro in una borsetta poggiata sul bancone, numerose monete nei cassetti - e tanti biglietti del ‘gratta e vinci’ in bella vista, portando via solo 75 euro e 2 telefonini. Cosa voglio dire? Che forse quello della signora Franca Marasco non fu un omicidio a scopo di rapina, forse si trattò un omicidio mascherato da una rapina”. Così l’avv. Giulio Treggiari, tra i più noti penalisti foggiani, legale di parte civile per i familiari della vittima, commenta quanto emerso ieri in corte d’assise dall’interrogatorio di 3 carabinieri della “scientifica”. Sono stati sentiti nella quarta udienza del processo a Redouane Moslli, bracciante marocchino di 45 anni, reo confesso dell’omicidio di Franca Marasco, 72 anni, titolare della tabaccheria di via Marchese De Rosa 100 uccisa con 4 coltellate a collo e addome la mattina del 28 agosto 2023.
Il pm Ida Perrone contesta a Moslli il concorso anomalo, ossia reato diverso da quello voluto, in omicidio aggravato sia dal nesso teleologico (aver ucciso per portare a termine la rapina) sia dalla minorata difesa della vittima; la rapina aggravata dai motivi abietti e futili per la modestia del bottino; il porto illegale dell’arma del delitto, un coltello di 18 centimetri. Il presunto assassino identificato grazie alle telecamere che ne filmarono la fuga, fu rintracciato 5 giorni dopo alla stazione ferroviaria di Napoli e fermato l’indomani; a pm e gip confessò d’essere lui il rapinatore che col volto coperto da una mascherina e con guanti per non lasciare impronte, aveva fatto irruzione nella rivendita. L’imputato difeso dall’avv. Benedetto Maria Scippa sostiene però che non voleva uccidere; e d’aver agito con la complicità di Vittorino Checchia, di Castelluccio Valmaggiore, che gli avrebbe indicato l’obiettivo, fornito mascherina e guanti, e con cui avrebbe spartito i soldi rapinati subito dopo il colpo. Sulla scorta di quella chiamata in correità, Checchia fu arrestato il 14 settembre 2023: è deceduto nel giugno scorso in ospedale dov’era piantonato da qualche giorno perché gravemente malato; respingeva le accuse.
Ieri in aula hanno deposto il capitano dell’Arma che dirige la “sis”, sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri di Foggia; e due militari del “Ris” di Roma. L’ufficiale ha descritto la scena del delitto: alcuni cassetti aperti come se qualcuno vi avesse rovistato; all’interno monete di vario taglio; una borsa sul bancone con una discreta somma di denaro in contanti; tanti “gratta e vinci” in esposizione. I due esperti del Ris hanno parlato degli accertamenti eseguiti: su uno dei telefonini rapinati che Moslli vendetta a uno straniero subito dopo il delitto, trovate impronte digitali di una persona rimasta ignota; il dna di imputato e vittima è stato rinvenuto sui vestiti del marocchino; mentre su una busta che Moslli aveva durante il delitto trovate tracce biologiche riconducibili a lui stesso, alla Marasco, e a Checchia.
Il fatto che Moslli abbia rapinato solo 75 euro e 2 telefonini, lasciando nella tabaccheria somme molto più ingenti e biglietti del gratta e vinci pure in bella vista, si può spiegare con la concitazione dell’aggressione e le tragiche conseguenze, per cui l’imputato di fronte al corpo senza vita della Marasco scappò senza curarsi di arraffare altri soldi. L’avv. Treggiari di parte civile insinua però il dubbio che la rapina potrebbe essere stata un depistaggio. Dubbi già espressi da familiari della Marasco su social, parlando con giornalisti, in interrogatori e nel processo. Rosa Marasco, medico, sorella della vittima con cui era al telefono al momento dell’omicidio, nell’udienza dello scorso 20 dicembre rievocò quei momenti, le grida della sorella, le richieste d’aiuto; e ribadì quanto dichiarato ai carabinieri durante le indagini: “sono dell’avviso che non si sia trattato di una rapina finita male perché per rapinare spavento e porto via delle cose: tutta quella violenza, quel massacro sono di chi voleva uccidere. Franca da un paio d’anni era vittima di gravi episodi: un furto, manomissioni alla serratura di casa. Era sempre più stressata; e negli ultimi tempi riceveva strane visite, gente che si appostava davanti alla tabaccheria con faccia arrogante e minacciosa senza parlare, determinando in lei uno stato di angoscia”.
Si torna in aula il 7 marzo per l’interrogatorio di altri carabinieri che svolsero tra l’altro accertamenti su tabulati telefonici e sui rapporti tra Moslli e Checchia.