FOGGIA - Non ho mai promesso né dato soldi o altro in cambio del voto alle elezioni regionali del 2020; né istigato chicchessia a scattare foto del proprio voto in mio favore nella cabina elettorale. Non ho commesso i fatti che mi vengono addebitati; non mi è passato nemmeno per la mente di offrire soldi in cambio di voti. Questa vicenda mi ha procurato diversi danni, m’ha costretto a sporgere querele per diffamazione. Per questo, giudice, le chiedo di restituirmi la serenità che in questi anni ho purtroppo perso per un’accusa nei miei confronti veramente ingiusta».
L’ha detto ieri Danilo Maffei, 34 anni, ex consigliere comunale eletto nel 2019, candidato consigliere alle regionali del 2020 per il centrodestra con «Puglia domani», rendendo dichiarazioni spontanee (quindi non potevano essergli rivolte domande) davanti al gup Michela Valente che nei prossimi mesi deciderà se rinviarlo a giudizio, e con lui altri 21 coimputati, nell’inchiesta sul presunto voto comprato per 50 euro. Si torna in aula il 30 gennaio per le arringhe dei difensori di Maffei, gli avv. Giulio Treggiari e Roberto Sisto che ne chiederanno il proscioglimento...
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