MANFREDONIA - Il giudice si astiene perchè incompatibile; l’udienza salta; e Michele Fatone, l’unico dei 9 imputati ancora detenuto ai domiciliari, tornerà libero nelle prossime ore per decorrenza termini essendo trascorsi 6 mesi dall’arresto datato 9 marzo quando finì inizialmente in carcere, senza essere arrivati al rinvio a giudizio che avrebbe fatto ripartire i termini di carcerazione preventiva: i pm ieri hanno chiesto al giudice, che si è riservato di decidere, di revocargli i domiciliari e sostituirli col divieto di dimora a Manfredonia. Così in Tribunale a Foggia l’udienza preliminare dell’inchiesta “Giù le mani” a 9 imputati - ex sindaco, ex assessore, ex segretario generale del Comune, 2 esponenti della famiglia Romito coinvolta nella guerra di mafia garganica, imprenditori, ex dipendenti Ase l’azienda per il servizio rifiuti - di cui i pm chiedono il rinvio a giudizio, accusandoli a vario titolo di 14 episodi: 4 concussioni, di cui 1 tentata; 3 peculati; corruzione elettorale/voto di scambio; corruzione; stalking; falso; lesioni; e 2 episodi di violenza privata, di cui 1 tentata.
Secondo i difensori, il gup Marialuisa Bencivenga non può essere il giudice dell’udienza preliminare avendo firmato durante le indagini uno dei decreti autorizzativi alle intercettazioni; il giudice ha così dichiarato di astenersi e trasmesso gli atti al coordinatore dell’ufficio gup Antonio Diella perché decida se accogliere la richiesta d’astensione e quindi nominare un altro giudice. Si torna in aula il 13 settembre quando verrà resa nota la decisione di Diella e la data del prosieguo dell’udienza. Il Comune di Manfredonia ha anticipato la richiesta di costituirsi parte civile.
L’inchiesta sfociò nel blitz del 9 marzo quando la Guardia di Finanza eseguì 7 ordinanze cautelari: 2 in carcere, 3 ai domiciliari, 1 divieto di dimora, 1 sospensione dal servizio. I pm Roberto Galli e Giuseppe Mongelli chiedono al gup di mandare a processo l’ex sindaco Gianni Rotice, 57 anni, imprenditore edile e il fratello Michele Rotice, 64 anni, anche lui costruttore, imputati di corruzione elettorale; Michele Romito, 61 anni, imprenditore, imputato di corruzione elettorale in concorso con i Rotice, e di tentata concussione in concorso con l’ex assessore Salvemini; l’avvocato Angelo Salvemini, 43 anni, ex assessore comunale, imputato di tentata concussione in concorso con Michele Romito, di falso in concorso con Grazia Romito, e di corruzione in concorso con l’ex segretario comunale Giuliana Galantino; Grazia Romito, 53 anni, sorella di Michele, imputata di falso in concorso con Salvemini; Michele Fatone, 63 anni, ex dipendente Ase, che risponde di 3 concussioni, altrettanti peculati, lesioni, stalking, violenza privata e tentata violenza privata ai danni di colleghi e manager dell’azienda per la raccolta rifiuti; il figlio Raffaele Fatone, 32 anni, anche lui impiegato Ase, imputato di lesioni e violenza privata in concorso con il padre; Giuliana Maria Galantino, 65 anni, di Lucera, ex segretario comunale, imputata di corruzione in concorso con Salvemini; e Luigi Rotolo, 48 anni, di Foggia, imputato di falso in concorso con Grazia Romito e Salvemini. I 9 imputati si dicono innocenti: sono difesi dagli avvocati Gianluca Ursitti, Giulio Treggiari, Matteo Ciociola, Francesco Santangelo, Pietro Schiavone, Raul Pellegrini, Michele Arena, Anna Chiara D’Atti, Antonella Santamaria.
Cinque i filoni di indagine: il presunto voto di scambio con la richiesta dei Rotice a Romito di appoggio elettorale in occasione delle elezioni amministrative del 2021; le presunte pressioni dello stesso Romito e di un ex assessore su dirigenti e dipendenti comunali per evitare, inutilmente, lo smontaggio di una struttura ritenuta abusiva del ristorante “Guarda che luna” di Romito; il falso di cui avrebbe beneficiato Grazia Romito, sorella di Michele, per poter gestire un’agenzia di pompe funebri; le minacce/concussioni di Michele Fatone (accusato con il figlio anche di un pestaggio) già dipendente Ase (azienda speciale ecologica partecipata interamente dal Comune di Manfredonia) nei confronti di colleghi e manager dell’azienda; la presunta corruzione che vede coinvolti l’ex segretario comunale e l’ex assessore.