FOGGIA - “Se andiamo a vedere stasera, domani mattina già si può lavorare tutti”; “Te la vuoi fare una mezza giornata di lavoro?”; “E’ tutto di rame, hai capito? Dobbiamo tagliare quella fascia, ci dovremmo sbrigare”; “Escono 2/3 quintali? Se ne escono 70 chili sono contento”; “Andiamo prima a Frosinone: l’attrezzatura dove sta? La teniamo già pronta”. Sono le intercettazioni uno degli elementi d’accusa dell’indagine dei carabinieri di Popoli (Pescara) su una banda di presunti ladri/ricettatori di Foggia, sfociata nel blitz di 48 ore fa con l’esecuzione di 12 ordinanze cautelari firmate dal gip del Tribunale dauno Odette Eronia in parziale accoglimento delle richieste del pm: arresti domiciliari per 7 indagati; 2 obblighi di dimora; 3 divieti di esercitare professioni per 6 mesi nei confronti di amministratori/titolari di autodemolizioni e ditte di recupero di materiale ferroso. Rigettata infine la richiesta di misure cautelari per i restanti 3 indagati a piede libero.
Furti e ricatti I 15 indiziati, tutti del capoluogo tranne una sanseverese, sono accusati a vario titolo di 26 capi d’accusa per fatti datati primavera/estate 2022: associazione per delinquere; 13 furti (di cui 3 tentati) in parchi eolici di Celle San Vito e Rocchetta Sant’Antonio saccheggiati 8 volte tra giugno e luglio di due anni fa, un furto da 15mila euro in abitazione a Foggia, due colpi in ditte di Manoppello (Pescara), di Monteprandone (Ascoli Piceno) e Frosinone; 10 episodi di ricettazione del materiale ferroso rubato; 2 estorsioni (1 tentata) alla stessa vittima per restituire auto rubate.
Gli arrestati– Il gip ha disposto i domiciliari per Mario Lanza, 55 anni; Vittorio Castriotta (46); Nicola Spagnuolo (42); Antonio Delli Carri (48); Carmine Moffa (66); Francesco Paolo Stea (23); e Marco Spagnuolo di 29 anni. Obbligo di dimora per altri 2 foggiani; e divieto di esercitare impresa per ulteriori 3 indagati, tra cui la sanseverese, che sono amministratori e legali rappresentanti di ditte di autodemolizione e di recupero materiale ferroso. I 12 destinatari delle ordinanze sono difesi dagli avv. Paolo Ferragonio, Ettore Censano, Michele Vaira, Antonello Genua, Achille Stanziale, Maurizio D’Andrea: dalle prossime ore compariranno in Tribunale a Foggia davanti al gip per gli interrogatori di garanzia. L’indagine inizialmente era coordinata dalla Procura di Pescara; dopo il “no” del gip abruzzese alla richiesta di arresti, l’inchiesta fu trasmessa per competenza alla Procura di Foggia.
La banda– Il punto di partenza dell’inchiesta è nei due furti avvenuti la notte del 23 aprile 2022 a Manoppello dove furono rubati un furgone e venne svaligiata una ditta per rubare 14 rotoli di lamiera in rame. I carabinieri dai video accertarono che la banda di ladri era giunta sul posto con una “Volkswagen Touran”, che sarebbe stata nella disponibilità di Mario Lanza, uno dei 7 foggiani ora arrestati e principale indagato del blitz: è accusato di 16 dei 26 capi d’imputazione complessivi. Il passo investigativo successivo fu disporre una serie di intercettazioni, da cui sarebbe emerso il coinvolgimento dei foggiani nei furti di rame nei parchi eolici di Celle San Vito e Rocchetta Sant’Antonio, saccheggiati 4 volte a testa in pochi giorni; in aziende e ditte abruzzesi, marchigiane e ciociare. Colpi finalizzati essenzialmente a rubare rame e alluminio da piazzare poi sul mercato nero. Grazie alle captazioni si è inoltre scoperto, stando all’ipotesi accusatoria, il coinvolgimento di Lanza e Castriotta nel furto di 15mila euro in contanti in un appartamento di corso Roma a Foggia svaligiato a settembre 2022 (“c’è una ringhiera, stiamo attenti se sta qualcuno di fronte); e ancora di Lanza nei due taglieggi per restituire auto rubate.
L’atto di accusa– Scrive il gip nelle 164 pagine dell’ordinanza cauitelare: “parte degli indagati - ossia Lanza, Castriotta, Nicola Spagnuolo, Delli Carri - è per lo più dedita a furti di materiale ferroso prevalentemente in trasferta, in zone facilmente depredabili in quanto sprovviste di adeguata sorveglianza, come i parchi eolici di Celle e Rocchetta. Un’altra parte degli indagati si è invece resa responsabile della ricettazione: Moffa, Stea, Marco Spagnuolo ricevevano la refurtiva per lo più costituita da cavi di rame, lavorandola, rimuovendo la guaina protettiva, ripulendola per rivenderla a ditte compiacenti amministrate dai 3” legali rappresentanti di autodemolizioni e ditte di recupero materiale ferroso per i quali il giudice ha disposto il divieto per 6 mesi di esercizio d’impresa. “L’obiettivo dell’associazione per delinquere” (il gip ha ritenuto sussistente il reato per 9 indagati, non per altri 6) “era quindi ottenere illeciti ricavi nel settore della vendita di rame, ferro e alluminio. Dapprima si procurava il materiale con una serie di furti, poi lo piazzava sul mercato dividendosi gli utili. Per gli indagati l’attività era una vera e propria fonte di sostentamento; sintomatico infatti che in molte intercettazioni telefoniche si parlasse di ‘lavoro’”